Senza nulla togliere alla Corte suprema degli Stati Uniti, nel suo piccolo anche Milano, a due giorni dal Gay Pride (si sfila sabato da piazza Duca d’Aosta), regala una buona notizia a tutte le persone che si accoppiano come meglio gradiscono senza giudicare le inclinazioni altrui: la città del sindaco Pisapia avrà una “Casa dei Diritti”, uno spazio comunale a costo zero (tanto per silenziare gli omofobi tignosi) per coordinare attività di prevenzione e contrasto alla discriminazione, con annesso sportello Lgbt.

Milano, del resto, a parte gli starnazzamenti di rito della destra macho/leghista (roba piuttosto molle), è sempre stata una città “gay friendly” e non per niente le “polemiche” per l’appuntamento di sabato hanno un sapore squisitamente commerciale. “Dané”, non inclinazioni discriminatorie. I commercianti di corso Buenos Aires erano preoccupati per la chiusura al traffico in concomitanza con la parata, ma quei geniacci della giunta (una volta tanto) hanno avuto una pensata tranquillizzante: il corso verrà chiuso al traffico ma si riaprirà come per incanto non appena la coda del corteo transiterà in direzione piazzale Loreto. Tutti belli affumicati e contenti. Lì, in piazzale Loreto, ma anche in piazza Oberdan e viale Tunisia, per tutta la giornata, palchi, festa e spettacoli.

L’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino non ha perso l’occasione per alzare il tiro difendendo la “scelta irriducibile e assolutamente convinta che Milano sia laboratorio dei diritti civili, ci consideriamo anche noi dei militanti contro l’immobilismo dei palazzi romani”. Oltre a Milano, che per la prima volta ha accolto la conferenza del Pride a Palazzo Marino, anche Magenta e Sesto San Giovanni patrocinano l’evento. E il sindaco Pisapia che fa, si nota di più se viene o se resta a casa? Mah, per ora, si fa desiderare: “Sabato vedrete…”.