L’astensione dal lavoro, questa sconosciuta. Milano borbotta e impreca per uno sciopero dei mezzi pubblici di quattro ore (dalle 8,45 alle 12,45) che ieri ha “mandato in tilt” la città e “creato disagio” ai poveri cittadini come nemmeno l’invasione delle cavallette. Le organizzazioni sindacali – e le code e i pellegrinaggi intorno alle stazioni della metropolitana – confermano che la protesta ha coinvolto la maggioranza dei lavoratori dell’Atm.

Una delegazione è stata ricevuta dal sindaco Beppe Sala che in questi giorni ha più volte ripetuto che le ragioni dello sciopero, per di più durante la beatificazione collettiva del Salone del Mobile, sono totalmente sbagliate. Sui social, e in strada, nel frattempo ci si divide tra chi sta con gli scioperanti e chi con i lavoratori disagiati, senza rendersi conto che così discettando di fatto si nega il diritto di sciopero di tutte le categorie ancora in grado di aprire conflitti. Questo, in particolare, non riguarda alcuna rivendicazione contrattuale e i sindacati si sono dovuti affannare a spiegare i motivi della protesta, anche con una lettera aperta distribuita ai cittadini-passeggeri.

Tutte le sigle sindacali (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl, Faisa, Orsa Tpl e Sama) temono che il Comune di Milano stia cercando di fare entrare i privati nella gestione di alcuni settori chiave del trasporto pubblico (come la sosta o il bike sharing). “Scioperiamo per il futuro della mobilità e per la garanzia occupazionale di migliaia di persone, scioperiamo per il futuro di Milano, anche per te”. La questione è tutt’altro che risolta anche perché la giunta Sala non ha intenzione di ritirare la delibera che sancisce lo spacchettamento di alcuni servizi.