Leggo sul Corriere della Sera che alla marcia di domani a Milano ci sarà Pietro Grasso presidente del Senato, con una motivazione del tipo: c’è scritto anche sulla Costituzione, l’Italia ha l’impegno di accogliere chi fugge da guerre e dittature. E ci sarà anche Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, che credo non dichiari niente per ovvi motivi di decenza, dato che il partito a cui appartiene ha appena sfornato i pessimi decreti (ormai leggi) Minniti-Orlando e pochi mesi fa ha stretto un accordo internazionale per tenere lontani i migranti dalle coste italiane con un paese, la Libia, che non ha un governo vero. Come molti, resto perplesso di fronte ad atti contraddittori e in questo caso la contraddizione è palpabile e mi pare segua un doppio binario. Per un verso, si compone di affermazioni di maniera limitate genericamente al diritto di asilo, mentre, per altro verso, attua politiche e operazioni concrete di segno opposto volte alla criminalizzazione dell’immigrazione nonché a porre ostacoli all’arrivo dei migranti e all’accesso alla protezione internazionale.

I tanti soggetti e le moltissime realtà (anche alcuni centri sociali, sì) che aderiscono alla piattaforma comune «Nessuna Persona è Illegale», invece, parteciperanno alla manifestazione con una linea chiara e per dire con forza che i migranti non possono essere definiti irregolari da una norma (la Turco-Napolitano innervata in peius dalla Bossi-Fini) che di fatto non permette l’ingresso regolare sul territorio. Perché questo il punto; la retorica dell’accoglienza nella legalità, tanto cara al ministro Minniti, non è nulla più di un’affermazione di stile – forse – ma del tutto vuota di significato. Va detto e va scritto chiaramente che tutti i migranti che arrivano sul territorio italiano si trovano davanti a un’alternativa secca: o divenire «clandestini» – e sono la maggioranza – perché non esiste un titolo giuridico per l’accesso regolare oppure iniziare la procedura per l’asilo politico – e sono la minoranza – con tutte le incertezze del caso, legate alla farraginosità e alla lentezza burocratiche.

Ripeto il dato oggettivo: non esiste, de facto, un modo legale di entrare in Italia (e neppure nella Ue). L’accento che viene continuamente e seriosamente messo sulla regolarità o meno dell’immigrazione risulta, al dunque, privo di significato; serve solo per rilanciare messaggi politici e per tranquillizzare un’opinione pubblica, che per converso si titilla con la sicurezza. La legalità deve essere possibile oppure non è.

Parteciperemo alla manifestazione di domani – che sarà un corteo e non una marcia, come la definisce con dubbio eufemismo l’assessore milanese Pierfrancesco Majorino – per riempire di contenuti un’iniziativa che, altrimenti, resterebbe generica e quasi ambigua. Ci saremo per dire con nettezza, tra le tante altre cose, che rifiutiamo la distinzione tra migranti regolari e irregolari, che reclamiamo la revisione della convenzione di Dublino e che chiediamo la revoca immediata dei decreti Minniti-Orlando.

*Presidente Naga onlus- Milano