Mentre i siti internet dei giornali si aggiornavano con i nuovi provvedimenti anti Covid del governo, fuori dalle farmacie di Milano si ingrossavano le code con migliaia di persone al freddo in attesa del loro turno per fare un tampone.

«Mascherine Ffp2 obbligatorie sui mezzi pubblici», dice un signore a voce alta fuori dalla farmacia Berta di viale Monza. Attorno a lui ci sono una cinquantina di persone che aspettano l’agognato test. C’è ancora qualche non vaccinato che ogni due giorni deve tamponarsi per lavorare e poi la marea di vaccinati contatti diretti di un positivo o lì per un tampone di controllo pre-feste. I sintomatici non dovrebbero esserci, dovrebbero farsi prenotare il tampone dal medico di base, ma il sistema è in tilt e molti non rispettano questa regola.

Mediamente le code fuori dalla farmacie sono di due ore. «Basta che non obbligano a fare il tampone anche ai vaccinati che qui se no salta tutto», dice ancora quel signore che scrolla le notizie sul suo smartphone leggendole ad alta voce per tutti. In realtà tutto è già saltato da un po’ di giorni a Milano, dove la nuova ondata di positivi è esplosa con la potenza che Omicron faceva presagire guardando a quanto successo a Londra. Il sistema di tracciamento è in tilt e le foto e i video delle code fuori dalle farmacie milanesi stanno facendo il giro d’Italia. Governo e Regione Lombardia sono arrivati impreparati all’appuntamento coi tamponi di Natale.

Da Roma non sono arrivati i rinforzi promessi a inizio dicembre dal commissario Figliuolo, Fontana e Moratti ci hanno messo del loro con l’ormai nota «eccellenza lombarda» al contrario: un sistema sanitario e informatico che non riesce a funzionare come dovrebbe.

«Il portale di prenotazione dei tamponi dell’Ats è in crash da due settimane», ha denunciato l’Ordine dei Medici di Milano. Chi ha avuto bisogno di un tampone molecolare perché sintomatico se n’era accorto a sue spese. Per ottenere un appuntamento l’attesa è di 48-72 ore, per fare quello d’uscita dalla quarantena, quello per tornare al lavoro, alla famiglia, alla socialità, i tempi sono ancora più lunghi e in tanti stanno pagando di tasca loro rivolgendosi alla sanità privata. «Da oltre due settimane riceviamo continue segnalazioni di medici che denunciano il malfunzionamento del portale Ats Milano per la prenotazione dei tamponi. Questo non solo crea grandi difficoltà ai medici, di tempo e di risorse, ma li rende anche “colpevoli” di fronte ai pazienti, aumentando ulteriormente il contenzioso medico-paziente, già reso artatamente incandescente da alcune dichiarazioni sconsiderate dell’Assessore al Welfare», ha spiegato ieri il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano Roberto Carlo Rossi. Il riferimento è a Letizia Moratti che alcune settimane fa aveva detto che i medici di base lombardi lavorano troppo poco. «Il problema – dice ancora Rossi – è che la rete informatica lombarda fa acqua da tutte le parti e va subito potenziata la rete che esegue tamponi molecolari: con un aumento così rapido dei contagi bisogna correre subito ai ripari».

In Lombardia la variante Omicron è stimata al 40% dei casi, a Milano è facile intuire che la percentuale sia molto più alta, la crescita è esponenziale. Governo e Regione non hanno programmato per tempo la ripresa dei tracciamenti sottostimando l’impatto di Omicron e ora si ritrovano a dover riparlare di tamponi dopo che per settimane erano stati associati ai No Vax e trasformati in uno strumento sanitario di serie B. I laboratori che processano i tamponi non sono stati potenziati e negli ultimi due giorni i tempi di consegna dei risultati non riescono ad essere rispettati. Milano si candida ad essere il focolaio d’Italia della quarta ondata. Ieri intanto la Lombardia ha fatto il nuovo record di positivi giornalieri da inizio pandemia: 12.913, ma la regione – grazie anche al trucco di aumentare i posti letto Covid, ma senza però aumentare il personale sanitario – resta in zona bianca. Le ospedalizzazioni restano di poco sotto la prima soglia d’allarme.