Tutti assolti perché il fatto non sussiste. La corte d’appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado per la truffa dei derivati ai danni del Comune di Milano. Ubs, Deutsche Bank, Depfa Bank e Jp Morgan erano state condannate al pagamento di una multa da un milione di euro e alla confisca di 89 milioni. Adesso invece sono state assolte e non dovranno pagare nulla. Tanto che uno degli avvocati difensori di Deutsche Bank ieri ha potuto definire l’intero affare come “una bella operazione finanziaria”.
I derivati sono quei prodotti finanziari all’origine della crisi scoppiata nel 2008 che dopo sei anni non smette di deprimere l’economia reale. I cittadini non solo continuano a pagarne le conseguenze in quanto lavoratori e consumatori, ma anche perché nei primi anni del nuovo millennio molte amministrazioni locali hanno ceduto alle offerte delle banche e si sono giocate i loro soldi senza essere in grado di calcolare i rischi. E’ avvenuto anche a Milano, città della Borsa e degli affari. Nel 2005 Palazzo Marino, allora gestito dalla giunta Albertini, aveva stipulato con le quattro banche straniere un tasso variabile tramite una serie di derivati su un bond trentennale da 1,68 miliardi. L’operazione era finita sotto inchiesta e il pm Alfredo Robledo era riuscito a convincere i giudici di primo grado che le banche avevano truffato il Comune. Pochi mesi prima però la giunta Pisapia aveva deciso di uscire da quel processo. Aveva preferito siglare un accordo extragiudiziale grazie al quale il Comune incasserà 455 milioni di euro in venti anni, 200 dei quali sono già stati investiti in Btp con scadenza nel 2035 presso le stesse quattro banche. Si tratta di una transazione molto discussa che ha consentito a Palazzo Marino di limitare i danni in cambio della rinuncia a costituirsi parte civile. Il debito contratto rimane, il miliardo e 65 milioni dovrà comunque essere pagato dal Comune nel 2035 – e per questo i soldi vengono mano mano accantonati in un fondo apposito – ma il tasso variabile sui derivati e il contenzioso con le banche è stato chiuso ancora prima della condanna di primo grado. Adesso la corte d’appello ha cancellato anche quella condanna, rimane in vigore solo l’accordo extragiudiziale, ma le banche alla fine ne escono completamente pulite.
“In una materia così nuova e complessa è più che legittima la differenza di opinione – ha commentato il pm di primo grado Robledo – Non è però un’opinione il fatto che esclusivamente a causa di questo processo le banche hanno versato al comune di Milano 455 milioni di euro”. Il sindaco Giuliano Pisapia vede nella sentenza di ieri la conferma della bontà dell’accordo extragiudiziale siglato dalla sua amministrazione. “Chi ha criticato quell’accordo del 2012 dovrebbe invece ringraziare questa amministrazione che non solo ha posto fine a un contenzioso iniziato anni prima, ma ha anche trovato una soluzione economicamente vantaggiosa indipendentemente dall’esito del processo”.
Questo processo milanese a questo punto però non potrà più costituire un precedente giuridico a disposizione dei tanti enti locali nei guai per colpa dei derivati. Si tratta di contratti per un totale di quasi 9 miliardi di euro in tutta Italia che potrebbero produrre un buco di 922 milioni. Le più esposte sono 11 regioni che potrebbero perdere 472 milioni, in particolare il Piemonte (-287 milioni) e la Campania (-128 milioni). 128 comuni rischiano 319 milioni e le provincie potrebbero perdere più di cento milioni.