Il maltempo abbattutosi ieri su Milano non ha fermato la marea rosa-oro che ha sfilato da piazza del Cannone (all’interno del castello Sforzesco) ai giardini della Guastalla. Rosa, come il colore delle femministe di Non Una di Meno che, insieme ai centri sociali e ad alcuni gruppi antifascisti, hanno organizzato una contromanifestazione anti sovranista per rispondere all’evento voluto da Matteo Salvini che si è svolto contemporaneamente in piazza Duomo. Oro, come le coperte termiche con cui vengono avvolti i migranti quando sbarcano dalle navi.

Coperte che anche i partecipanti – ventimila per gli organizzatori – hanno indossato per tutta la durata della manifestazione. «Abbiamo scelto di sfilare avvolte da questi “mantelli” dorati perché sono il simbolo dell’accoglienza e della solidarietà», ha detto Silvia Carabelli, attivista di Non Una Di Meno-Milano. «Le donne, il femminismo, hanno sempre avuto chiaro il fatto che non c’è salvezza per loro all’interno dello Stato Patria, della famiglia intesa come legame di sangue. La salvezza sta dentro l’idea di una umanità allargata».

Tra le tantissime donne in corteo anche molti uomini, alcuni di loro accompagnati da bambini piccoli. «Sono separato, oggi i miei figli dovevano stare con me e ho deciso di portarli qui perché sono antifascista e voglio mostrare loro che si deve resistere», racconta un papà con al seguito tre ragazzini, il più piccolo di 6 anni. «Mentre in Duomo Matteo Salvini, Marine Le Pen e i loro alleati parlano di chiudere i confini, di nuovi nazionalismi, noi abbiamo deciso di scendere in strada perché crediamo in una società diversa. E Milano è altro rispetto a ciò che sta avvenendo in quella piazza», ha aggiunto Silvia Carabelli. «Milano è multiculturale, meticcia, solidale, transfemminista. E noi siamo qui per rivendicarlo. Ma siamo qui soprattutto in quanto donne perché sappiamo come una certa parte della politica ci vede: o angeli del focolare e madri, o prostitute nelle case chiuse. In entrambi i casi asservite alle necessità di un altro. Quasi sempre un uomo», ha concluso l’attivista, prima di mettersi alla guida del corteo.

La sfilata, dopo aver attraversato il ponte levatoio di palazzo Sforzesco, si è diretta in piazza Cairoli, dove altre centinaia di persone si sono aggiunte. Di fronte all’enorme fontana del Castello, alcune attiviste hanno messo in scena «l’arrivo dell’alieno», una performance politica in costume dal significato inequivocabile: non si deve aver paura dell’altro quando ci sta vicino, solo perché diverso.
Numerosi cori si sono levati dal lungo serpentone: Stay humans il più sentito. Ai balconi, per le strade milanesi, sono stati esposti diversi striscioni: alcuni ironici («Vendo pupazzetto di Zorro a 49 milioni di euro»), altri assertivi («Salvini non sei il benvenuto»).

Sono comparse anche molte bandiere europee, appese alle ringhiere o sventolate con orgoglio sulle spalle dei manifestanti in strada. A sorpresa anche un collegamento telefonico con Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, primo cittadino dell’accoglienza che, prima di abbracciare simbolicamente i partecipanti, ha ricordato di «non arrendersi alle derive fasciste e razziste, a una società della discriminazione. Facciamo che questa onda umana cresca sempre di più», ha gridato commosso.

Tra i manifestanti anche una cospicua delegazione di insegnanti e professori che ha protestato contro la sospensione della docente dell’Istituto Vittorio Emanuele III di Palermo, punita per aver paragonato il salviniano decreto sicurezza alle leggi razziali. C’era anche un gonfalone del Comune di Milano, una copia dello stendardo municipale anch’essa rosa e oro.
Centinaia di persone con cartelli appesi al collo, persino dei ragazzini dotati di macchina fotografica improvvisatisi reporter. Qualcuno, arrampicato sulle transenne, scattava fotografie: il colpo d’occhio era notevole. E poi canti, balli. Inni pacifici. Nessun insulto, nessuna minaccia. Solo la folla desiderosa di esprimere un concetto semplice: «Restiamo umani».