Ogni grande evento si porta inesorabilmente dietro la logica delle grandi opere. I giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026, sbandierati fino alla nausea come «i più sostenibili di sempre», non faranno eccezione. Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige (Milano, Cortina, Valtellina, Val di Fiemme) stanno vedendo arrivare una valanga di soldi: prima un miliardo di euro, tutti destinati con decreto del Mit ad opere infrastrutturali, e ora anche una parte dei fondi del Pnrr: per il settore sport il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha previsto un altro miliardo di euro, da cui già si sta attingendo per opere di dubbia sostenibilità.

LE ALPI RETICHE IN PROVINCIA di Sondrio, Lombardia, dove al momento sono in ballo quasi 200 milioni, sono quelle storicamente più trascurate dal punto di vista mediatico, ed è quindi nella penombra che rischiano di compiersi gli scempi. Uno di questi è la Bretella all’Alute presso la piana di Bormio, la cosiddetta «tangenzialina». In fase di studio di fattibilità tecnico-economica, gode di 7 milioni di euro già stanziati dalla Regione Lombardia, ed è l’intervento che sta suscitando più preoccupazione e discussione a livello locale.

L’OPERA E’ NATA IN PIANI DI GOVERNO del territorio già 15 anni fa, proprio in concomitanza con i Mondiali, ma non venne mai realizzata. Delle quattro alternative proposte a suo tempo, quella riesumata oggi, secondo le associazioni ambientaliste locali, è la più impattante in termini di consumo di suolo: nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, saranno asfaltati 2 ettari di terreno nell’unica parte dove sono ancora presenti caratteristiche di naturalità: un intervento che danneggerà in modo irreversibile la Rete Ecologica Regionale.

IL REFERENDUM POPOLARE, LA CUI RICHIESTA è stata inoltrata con centinaia di firme, rischia di non arrivare in tempo. Per questo ed altri interventi il Comune di Bormio ha presentato una variante a piano di governo del territorio Pgt che, c’è da dire, quantomeno verrà sottoposto a Vas locale: tale variante fra le altre cose prevede l’allargamento della mitica pista Stelvio, ai fini soprattutto di una maggiore fruizione del pubblico, volendo consentire lo svolgimento in simultanea delle gare di Slalom speciale e di Gigante maschili, oltre ( forse, perché non era previsto in origine), alla discesa libera.

ALTRO INTERVENTO, L’ILLUMINAZIONE notturna della pista stessa quando le gare, si sa, si svolgono di giorno, e due impianti di risalita aggiuntivi, quando nel dossier di candidatura si era assicurato, come spiega Gianluca Vignoli di Mountain Wilderness, che con le infrastrutture già presenti il giochi si sarebbe potuti svolgere anche il giorno dopo. E’ prevista anche la costruzione di nuove vasche di accumulo di acqua, indispensabili per potenziare un innevamento artificiale sempre più esigente: in tempi di riserve idriche dimezzate, come denunciato da Arpa Lombardia, e di impennata delle temperatura, si intensificherà il prelievo di acqua, il consumo di energia di alimentazione, e le emissioni.

PER NON PARLARE DI CIO’ CHE COMPORTA un invaso artificiale: sbancamento del terreno, alterazione dell’equilibrio idro-geologico, perdita di naturalità. Le opere contenute nella proposta di variante sono state selezionate dal Gruppo di lavoro Olimpiadi 2026 istituito all’interno del Comune di Bormio, da cui sono stati esclusi tutti i rappresentanti delle associazioni ambientaliste sul territorio.

TORNANDO ALL’AMBITO DELLE OPERE previste per il riordino della viabilità, a Sondrio avanza il progetto di un collegamento rialzato 1,5 chilometri che per bypassare una rotonda congestionata si collocherebbe davanti allo storico Santuario della Sassella, che immerso da più di 500 anni fra terrazzamenti e vigneti saluta chi fa ingresso nella città da ovest. Schermato da un cavalcavia, sarà davvero un bel biglietto da visita per Milano-Cortina 2026.

PER QUANTO RIGUARDA IL VENETO, il grosso dell’impatto si concentra su Cortina dove si svolgeranno le gare di sci femminile. La regina delle Alpi, che ha già subito le conseguenze dei mondiali di sci: 21 ettari di bosco per ampliare piste, strade e parcheggi, rocce demolite con l’uso di esplosivi per creare salti artificiali poi ripianati, alberi tagliati per sostituire il primo troncone della funivia del Cielo con una bidonvia, allo scopo di trasportare gli atleti su una pista di allenamento.

IL 5 GIUGNO A PASSO GIAU UN CENTINAIO di persone si sono ritrovate a duemila metri di altitudine per scongiurare quello che sarebbe un vero e proprio scempio: un Hotel di 7 piani al posto di un rifugio abbandonato da 10 anni, ricostruito anche con fondi pubblici. La manifestazione è stata l’occasione per criticare ancora una volta il piano di costruzione della pista da Bob, i cui costi sono lievitati dagli iniziali 61 a 85 milioni. Non si parla più di rimettere a norma il vecchio impianto, costruito per le gare iridate del 1956 e abbandonato dal 2008 perché economicamente insostenibile.

SI E’ DECISO PER L’ABBATTIMENTO e rifacimento completi, con tutto quello che ambientalmente ed economicamente comporta, da fare oltretutto alla velocità della luce: la pista deve essere pronta un anno prima dell’inizio delle gare per permetterne il collaudo, e si è ancora allo studio di fattibilità. Ecco, quindi, che la pista si aggiunge all’elenco di opere commissariate e nonostante sia un’opera mastodontica (la lunghezza totale è di 2000 metri, gli edifici da realizzare sono sei per un totale di 18 mila metri cubi e quasi 5.000 metri quadrati) E’ ufficiale che non verrà sottoposta a Vas.

NON SOLO GLI AMBIENTALISTI MA ANCHE il Cio aveva espresso perplessità su un’opera che si potrebbe evitare utilizzando la struttura della vicina Innsbruck, anziché costruirne una nuova che è molto probabile faccia la fine di quella di Torino, dove ora crescono gli alberi. Ma regione Veneto e Coni non ne vogliono sapere. Come non se ne parla di prendersi una pausa di riflessione, data la situazione climatica, sul già denominato progetto del Carosello delle Dolomiti: quasi 1.300 chilometri di piste e circa 500 impianti di risalita che attraverseranno le dolomiti, patrimonio Unesco. Dei 100 milioni di euro, tra capitali pubblici e privati annunciati a settembre dal presidente Zaia, a dicembre la giunta regionale ha cominciato a stanziare 8 milioni.

LA REGIONE CHE DESTA MENO preoccupazioni è il Trentino-Alto Adige, che ospiterà il pattinaggio di velocità, il salto con gli sci e lo sci nordico. Data la tipologia delle gare, in quanto a infrastrutture, la regione è quella meno bisognosa ed è fortunatamente sfumato il progetto targato Fincantieri di una nuova pista per il pattinaggio di velocità: costi esorbitanti, utilità scarsa, futuro breve. Come promette la pista da bob di Cortina.