Un altro fotogramma, questa volta a Milano. Anis Amri, il tunisino ritenuto responsabile dell’attentato di Berlino e poi ucciso a Sesto San Giovanni nella notte tra il 22 e 23 dicembre, è stato “visto” anche dalle telecamere della Stazione Centrale di Milano. La questura ieri ha diffuso il fermo immagine di una registrazione effettuata alle 00.58 di venerdì scorso. Si vede il terrorista che si dirige verso l’uscita della stazione con lo zainetto in spalla, come alla stazione di Lione il giorno precedente. Due ore e qualche minuto dopo morirà nello scontro a fuoco con i due poliziotti. Il nuovo tassello aggiunge poco alle indagini e soprattutto non spiega se il ragazzo abbia avuto appoggi o contatti in Italia.

Mancano (per ora) altre immagini decisive per ricostruire nel dettaglio anche l’ultimo tragitto prima di morire, quei pochi chilometri che separano la stazione di Milano da Sesto San Giovanni. E’ probabile che tutte le telecamere attive lungo quel percorso siano già state visionate. In assenza di nuovi fotogrammi non sarà facile capire se Anis Amri abbia incrociato qualcuno e quindi sapere se Sesto San Giovanni sia stata solo una tappa casuale oppure un punto di ripartenza prestabilito per fuggire all’estero o magari nel sud Italia, considerando che il tunisino aveva trascorso circa quattro anni nelle carceri siciliane e potrebbe aver mantenuto qualche contatto in Italia per completare la fuga.

Secondo gli inquirenti, dopo aver camminato a caso fuori dalla stazione, il tunisino avrebbe preso un bus navetta che sostituisce la metropolitana per dirigersi alla stazione di Sesto Primo Maggio. Una piazza frequentata da stranieri e molto vicina a una stazione di polizia, quindi non proprio il luogo ideale per un eventuale appuntamento organizzato per completare la fuga. In assenza di nuovi elementi, o alla luce di fotogrammi che non dicono granché, è sempre più probabile che si tratti di un “lupo solitario”. Anche se è evidente che gli inquirenti – fotogrammi a parte – non hanno ancora rivelato tutti i dettagli delle indagini. Al lavoro, solo in Italia, ci sono tre procure. Roma, che ha aperto un fascicolo sulla morte di Fabrizia Di Lorenzo a Berlino, Monza, la procura competente che si concentra sulla sparatoria di Sesto San Giovanni, e Milano, dove lavora il capo dell’antiterrorismo Alberto Nobili. Dalle indagini in Germania, come riferisce la Bild, ieri è emerso un nuovo particolare: Anis Amri ha ucciso il camionista polacco con un colpo in testa circa quattro ore prima di lanciare il tir contro il mercatino natalizio. Quindi non c’è stata nessuna colluttazione fra i due appena prima della strage.