Come la prenderemmo, se improvvisamente venissimo a sapere che la nostra intera esistenza è stata solo una finzione? Come reagiremmo alla notizia che tutta la vita non è stata altro che il frutto di una gigantesca cospirazione? Quale effetto avrebbe scoprire che le nostre nevrosi sono l’esito di un’esperienza sepolta nella memoria o che il nostro vero talento può attivarsi attraverso delle parole d’ordine espresse da una persona sconosciuta?

Non siamo al Truman Show ma all’interno di un film che in un certo senso discende dall’idea che un giovane uomo possa essere totalmente ignaro delle sue origini e del suo destino, mentre altri della sua vita conoscono ogni dettaglio. Al contrario di The Truman Show che pone la cospirazione al centro di un grande spettacolo al quale solo il protagonista non assiste, in American Ultra, opera seconda del regista inglese di origine iraniana Nima Nourizadeh, il grande imbroglio rimane un segreto. Per l’esattezza un segreto di stato, dal momento che la realtà di Mike Howell è stata condizionata e modificata niente meno che dalla CIA.

La storia, inizialmente, sembra voler descrivere le vicende di un ragazzo qualsiasi. Quelle di un piccolo delinquente che vive in un paesino sperduto della Virginia, con le sue fobie, con un lavoro da cassiere in un negozio, con lo spacciatore che lo aiuta anche per le situazioni d’emergenza, e in procinto di regalare l’anello a Phoebe, un po’ fidanzata, un po’ sorella, un po’ mamma, un po’ tutto insomma.
Quello che appare come un film di Kevin Smith in realtà si trasforma rapidamente in ben altro. Il nevrotico Mike, interpretato da Jesse Eisenberg, qui non solo logorroico ma capace anche di assestare colpi mortali con le mani e con qualsiasi oggetto a sua disposizione, è un agente segreto dormiente che non è mai stato attivato. Viene svegliato quando la sua istruttrice, scoperto che la CIA vuole ucciderlo, si presenta davanti a Mike pronunciando parole che non appaiono legate da alcun filo logico e, tuttavia, capaci di innescare un potenziale di rara pericolosità.

Non appena Mike inizia a difendersi e a uccidere i suoi aspiranti carnefici senza capire da dove provengano le sue nuove abilità, parte un nuovo film, tra il demenziale, molti personaggi sono decisamente sopra le righe, e il più classico degli action movie con inseguimenti, sparatorie, combattimenti e la fidanzata (Kristen Stewart) che forse è da proteggere, forse è l’amore della vita, forse la traditrice.
A giudicare dal cast, a cui vanno aggiunti tra gli altri Bill Pullman e John Leguizamo, si potrebbe rimanere sorpresi dalla presenza di certi attori in un film di poche pretese, realizzato col solo gusto dell’intrattenimento. È però nella tradizione del cinema statunitense di non prendersi mai troppo sul serio e di concedersi al divertimento con il genere, lasciandosi andare a trame senza un senso preciso.

Naturalmente si potrebbe fare un discorso sui pericoli che derivano dai servizi segreti e dall’azzardo che ogni nazione si prende quando affida a corpi speciali e a singoli uomini la licenza di uccidere e la possibilità di usare qualsiasi mezzo per la difesa della ragion di stato. Faremmo, però, un torto al film che ha come obiettivo concedere allo spettatore novanta minuti di svago. Al contrario, giocando con le assurdità della storia, si apre un quesito inaspettato. Perché il programma della Cia nel quale è stato inserito Mike si chiama «Wiseman», prendendo a prestito il cognome di uno dei massimi registi del cinema della realtà?