Dopo la grande abbuffata natalizia, tra campionato e Coppa Italia si è giocato quasi sempre, la prima giornata del girone di ritorno è l’ultimo turno prima della pausa invernale, prevista dal contratto calciatori. Si comincia stasera con l’Udinese, cinque vittorie consecutive da quando Oddo si è seduto in panchina, che fa visita al Chievo. Poi con l’Inter in trasferta a Firenze, con i nerazzurri che hanno segnato solo un gol nelle ultime sei partite, coppa compresa, e dal ruolo di protagonisti a sorpresa sono stati declassati a marginali sopravvalutati. E, a quel che si capisce, non sarà il mercato a invertire la tendenza. Perché la proprietà cinese non ha intenzione di investire, come non ha fatto in estate, e perché in generale la finestra invernale non ha mai avuto senso. Certo, ci sono gli esempi storici di Davids alla Juve, Stankovic all’Inter, e più di recente Nainggolan alla Roma, ma in generale gennaio è ricordato per l’arrivo di clamorosi e costosi flop, come i vari Anelka, Fabio Junior, Doumbia, Podolski, Essien.

Chi cambia tutto invece è il Toro, in campo domani a pranzo contro il Bologna. Nella notte post derby è stato esonerato il tecnico Mihajlovic, colpevole di una classifica non troppo allegra e di un gioco non troppo divertente, ma non è che si potesse pretendere molto di più. Dalla sua il tecnico serbo, se ha sbagliato con Niang, ha contribuito al lancio di Belotti e di molti altri giovani interessanti che assicurano un futuro alla squadra o ai conti in banca di Cairo. Anche la sconfitta contro la Juve, preventivabile, è arrivata per uno di quegli episodi che dimostrano come il Var, sempre utile e necessario, sia comunque in mano a quegli stessi arbitri che da sempre favoriscono le grandi. Ora è arrivato Mazzarri, fino all’ultimo candidato alla sostituzione di Montella (mercoledì esordio vittorioso a Siviglia). Sliding doors del pallone. Per il Milan, che ricomincia dai tre gol all’andata di Crotone: era la commedia di una squadra vincente, oggi è la tragedia di un fallimento sportivo con il timore che arrivi la farsa di quello societario.

O l’Atalanta. Quando alla prima giornata di andata è sconfitta in casa dalla Roma, si pensa che dopo il liberi tutti estivo (dopo Gagliardini e Sportiello partono anche Conti e Kessie) la favola sia finita. Invece nella bottega di mastro Gasperini e del funambolo Papu Gomez si cesella un altro capolavoro: primi nel girone di Europa League davanti a Lione ed Everton, semifinale di Coppa Italia e nuovi gioielli da esporre in vetrina. In testa dovrebbe cambiare poco invece. Partite facili sulla carta. Per la Juve in trasferta a Cagliari, dove il maestro Allegri incontra l’allievo Lopez. E per il Napoli in casa con il Verona, la cui curva è stata squalificata con pena sospesa per cori razzisti, mentre nessun provvedimento è preso nei confronti delle questure che vergognosamente continuano a impedire di esporre negli stadi il volto di Federico Aldrovandi. Siamo all’atto decisivo per i partenopei, eliminati in Coppa proprio dall’Atalanta, bisogna capire se le riserve non giocano perché la società ne compra di scarse, pagandole pure tanto, o perché l’allenatore non è in grado di allenarle. Quando si ricomincia, tra due settimane, più che Inter-Roma sarà proprio Atalanta-Napoli a dare forma decisiva al campionato.