Alla fine di luglio si erano lasciati con la promessa di rivedersi a settembre per mettere fine alla revisione dei decreti sicurezza e portare finalmente il nuovo provvedimento su «immigrazione e sicurezza» in consiglio dei ministri. Nessuno, però, di certo immaginava che l’esito delle elezioni regionali avrebbe ridisegnato gli equilibri all’interno della coalizione, al punto che quello che fino a ieri era solo un impegno oggi starebbe per diventare realtà, con il Pd che preme per accelerare i tempi. L’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri, che potrebbe tenersi già domani, dovrebbe così contenere anche il lavoro di riscrittura svolto dalla maggioranza sui decreti voluti da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno e sui quali anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva mosso dei rilievi.

Le modifiche fatte vanno ben oltre le obiezioni del Quirinale e sono il frutto di un attento lavoro di mediazione svolto dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Le novità più importanti riguardano le navi delle ong per le quali sono state cancellate le maxi multe. Si torna alle sanzioni già inserite nel Codice della navigazione che prevede multe comprese tra i 10 mila e i 50 mila euro per le navi che non rispetteranno il divieto di ingresso nelle acque nazionali (articolo 1102, navigazione in zone vietate). Una modifica resa possibile dalla trasformazione dell’illecito da amministrativo in penale. Su questo punto si erano manifestate le resistenze maggiori da parte dei 5 stelle.

Altre novità di rilievo riguardano la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale (abolita con il primo decreto sicurezza ma ripristinata dalla Corte costituzionale) con in più la possibilità di richiedere la carta di identità. Viene inoltre ricreato di fatto il sistema di accoglienza, più che dimezzato dal precedente governo. Il nuovo testo prevede una riduzione drastica dei circa 5 mila Cas (Centri di accoglienza straordinaria), mega strutture che verrebbero sostituite con centri più piccoli dove troverebbero posto al massimo cento persone e diffusi nel territorio. Due i livelli di accoglienza: il primo, al momento dello sbarco, gestito dal governo attraverso i prefetti, e un secondo gestito dai Comuni per i quali potrebbero esserci degli incentivi.

Vengono inoltre ridotti i tempi di detenzione all’interno dei Centri per i rimpatri (Cpr) dagli attuali 180 giorni a 90, e vengono estesi i casi in cui sarà possibile vedersi riconoscere la protezione umanitaria, allargata a chi rischia di subire «trattamenti inumani e degradanti» nel Paese di origine , a chi necessita cure mediche, a chi proviene da Paesi in cui sono avvenute gravi calamità oltre che alle famiglie con figli minori, alle persone gravemente malate e a quelle con disagio psichico.