Per ora c’è solo una promessa, ed è quella fatta ieri dalla Germania: «L’Italia non può essere lasciata sola», ha detto il ministro degli esteri di Berlino, Heiko Maas incontrando alla Farnesina il collega Luigi Di Maio: «La Germania ha partecipato alla ricollocazione dei profughi e lo faremo anche in futuro, ma ci aspettiamo lo stesso comportamento dagli altri partner europei», ha assicurato. E’ un primo passo, ma siamo lontani dall’obiettivo minimo che l’Italia ha detto di voler raggiungere prima del consiglio europeo di fine maggio, vale a dire la ricostituzione dei gruppo di Paesi che nel 2019 hanno dato vita all’accordo di Malta.

All’appello mancano infatti ancora Francia, Portogallo e Irlanda, oltre alla stessa Malta. Non è escluso che si facciano avanti nei prossimi giorni, ma intanto il loro silenzio va ad aggiungersi a quello delle altre capitali europee rimaste finora sorde alla richiesta italiana di partecipare attivamente al ricollocamento di quanti arrivano sulle nostre coste.

Intervenendo ieri alla Camera il premier Mari Draghi ha ribadito come per il governo in questo omento sia importante soprattutto arginare gli arrivi. «La priorità nel breve periodo è il contenimento della pressione migratoria nei mesi estivi», ha spiegato. «Siamo impegnati a ottenere dai Paesi di partenza, in particolare da Libia e Tunisia, una collaborazione più intensa ed efficace nel controllo delle frontiere marittime a terrestri». Per questo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha già programmato per il 20 maggio un viaggio in Tunisia, mentre ieri ha incontrato a Roma l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Jan Kubis al quale ha assicurato l’impegno italiano per «consolidare la cornice di sicurezza» nel Paese nordafricano «rafforzando le capacità di gestione delle frontiere terrestri e marittime da parte delle autorità libiche».Parole che fanno presupporre nuovi finanziamenti e l’invio di altri mezzi alle autorità di Tripoli con il prossimo decreto missioni. «Nessuno deve essere lasciato solo nelle acque territoriali italiane. Riteniamo il rispetto dei diritti umani una componente fondamentale di qualsiasi politica sull’immigrazione» ha assicurato Draghi alla Camera, dimenticando che tra i problemi che i migranti devono affrontare c’è la necessità di sfuggire alla cosiddetta Guardia costiera libica riuscendo ad arrivare vivi fino in Italia.

A causa del maltempo prosegue intanto con fatica il trasferimento degli oltre 1.600 migranti che si trovano nell’hotspot di contrada Imbriacola, a Lampedusa. Martedì sono partite le prime 80 persone dirette a Porto Empedocle con il traghetto. Ma il trasferimento ha subito uno stop a causa delle cattive condizioni del mare fino a sera quando era in programma la partenza di altri 80 migranti. Questa mattina dovrebbero partire 250 minori non accompagnati che saranno trasferiti a Taranto.