Diamo l’elemosina ai Comuni sperando che basti per toglierci di torno questa seccatura dei migranti che quando non annegano ce li ritroviamo a dar fastidio semisvenuti in giro per l’Italia. Non è un comunicato del consiglio dei ministri, ma è la vera attitudine menefreghista con cui il governo Renzi, degnamente rappresentato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, finge di occuparsi delle persone che da mesi sbarcano sulle coste in cerca di fortuna. Cinquantamila dall’inizio dell’anno, migliaia ogni giorno. In realtà non sanno cosa fare.

La gestione della cosiddetta «emergenza» immigrazione è scandalosa, i migranti ormai sono abbandonati a se stessi e il meccanismo dell’assistenza sul territorio si è inceppato in un caos ingovernabile che ricorda i tempi della prima «invasione» degli albanesi al porto di Bari. Un fallimento di cui nessuno si sente responsabile semplicemente perché gli stranieri sono spariti dal dibattito pubblico. E prima o poi passerà anche questa estate. Pur nella sua evidente inutilità, lo spiega bene l’esito del «vertice» che si è tenuto ieri tra l’Anci e il ministro Angelino Alfano. Siamo ancora all’individuazione di «linee» e «percorsi» comuni, solo balbettii imbarazzanti conditi dal solito piagnisteo sull’Europa che non ci aiuta. Alfano dice «stiamo organizzando insieme a sindaci e Regioni un piano per accogliere quelli che hanno il diritto di asilo e per espellere quelli che non ce l’hanno». Alla buon’ora. E poi frigna: «Servono soldi per Mare Nostrum, siamo stanchi, l’Europa non ci sta dando le risposte che aspettavamo». Anzi, «Mare Nostrum deve concludersi, non domattina, ma dobbiamo individuare una via d’uscita». Perché, se non annegano, gli stranieri mettono a nudo l’inadeguatezza e l’immoralità di tutti i governi che negli anni sono stati chiamati ad esprimere un pensiero sull’immigrazione.

Piero Fassino, presidente dell’Anci, invece ha portato a casa qualcosa dicendo che governo e sindaci hanno convenuto «sulla necessità di adottare quanto prima un piano organico strutturale» per coinvolgere tutti gli organi dello Stato. Naturalmente servono risorse (che non ci sono), e sarà una mancia da dare ai Comuni chiamati a gestire le «emergenze». Il nulla dopo settimane di assoluta immobilità. Anzi, qualcosa sta facendo il governo Renzi. Furbizie. Gli immigrati sbarcano nel sud Italia dove l’accoglienza è diventata impossibile e allora vengono caricati come bestie su pullman e treni per essere scaricati nelle stazioni del nord. Senza assistenza, senza informazioni, l’unico scopo è levarseli di torno, farli uscire dall’Italia come se fossero fantasmi. Sta succedendo in queste ore, a Roma come a Milano, da mesi è diventato lo snodo per tutti i migranti che vogliono raggiungere il nord Europa (solo tra i siriani 8.300 persone da ottobre, tra cui più di 2 mila bambini). Altri 500 profughi siriani ieri mattina sono arrivati da Taranto. Sono stati abbandonati su un piazzale della stazione di Rogoredo. Senza scarpe, stremati, senza cibo né acqua. Li hanno trovati sdraiati per terra, quasi svenuti, come se fossero appena scampati ad un altro naufragio. Sono scene che lasciano senza parole. Ne trova alcune l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino (Pd), perché da mesi assiste i profughi abbandonati e perché da mesi non viene ascoltato da un governo che in parte è anche il suo. Le sue accuse sono senza riserve. «Alfano si dedichi ad altro – dice – perché si è mostrato totalmente assente e incapace di assumersi responsabilità e di prendere decisioni. Non esiste alcuna forma di organizzazione e gestione nazionale dell’accoglienza dei migranti e dei profughi».

Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, è indignato e spiega qual è la vera strategia del governo Renzi: «Nel 2014 su più di 40 mila persone arrivate, tutte considerate richiedenti asilo, meno della metà ha formalizzato la domanda di protezione internazionale. Evidentemente l’altra metà è scappata, consentendo all’Italia di scaricare le sue responsabilità sugli altri paesi europei. Con il solito approccio da furbetti lasciamo che siano altri a dover affrontare incombenze che riguardano anche noi».