Tre anni e non basta ancora. La nuova legge sulla cittadinanza, attesa dal 2012 quando furono raccolte oltre 200 mila firme dalla campagna L’Italia sono anch’io, promessa dallo stesso Renzi non ancora premier, e su cui è stato raggiunto un accordo di maggioranza e un testo unico in commissione Affari costituzionali, per altro giudicato a ribasso dalle associazioni della società civile, slitta nel calendario della Camera.

La discussione in aula sarebbe dovuta iniziare la prossima settimana ma, come assicura Dorina Bianchi dell’Ncd, a causa dei ritardi su altri provvedimenti, non se ne parlerà fino a metà mese. «E non è detto che non ci siano ulteriori sorprese negative», afferma preoccupato Giulio Marcon, deputato di Sel, presentando il rapporto Watchdog dell’associazione Lunaria che monitora gli ultimi sei mesi di attività parlamentare su immigrazione, asilo, discriminazioni e razzismo.

Sono 98 le proposte di legge fin qui presentate in Parlamento, incluso quella di istituire una Giornata della memoria delle vittime dell’immigrazione il 3 ottobre, in memoria dei 366 morti di due anni fa a largo di Lampedusa, e quattro le leggi approvate su questa materia, ma è sicuramente quella che stabilisce nuove norme sulla naturalizzazione degli stranieri, minori inclusi, la più attesa. «Concordo sul fatto che quasi sei milioni di stranieri in Italia siano decisamente troppi, nel senso che almeno un milione di questi dovrebbero essere già cittadini italiani a tutti gli effetti», dice Enrico Pugliese, uno dei più autorevoli studiosi italiani di flussi migratori.

Purtroppo nel compromesso tra Pd,Ncd, Scelta civica e Popolari per l’Italia è stata introdotta sotto mentite spoglie una clausola restrittiva sul reddito per la naturalizzazione dei minori nati in Italia: potranno ottenerla solo quelli con almeno un genitore titolare di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo e questi permessi “lunghi” hanno requisiti stringenti su reddito e alloggio. Una discriminazione tra ricchi e poveri che di certo non avrebbe passato il vaglio dei padri costituenti.

«C’è una fissazione di parte dei legislatori sul dare la cittadinanza solo ai meritevoli che lascia stupefatti – dice ancora Pugliese – quando non è difficile presumere che due terzi dei parlamentari non riuscirebbero a superare i test a cui devono sottoporsi gli stranieri adulti».

Pur restando molte critiche sui provvedimenti adottati o in via di approvazione, il rapporto di Lunaria (scaricabile dal sito Cronache di ordinario razzismo insieme ai link ai provvedimenti) certifica un parziale cambio di passo nell’attvità legislativa in questa legislatura, nella quale si riscontra un’intensa attività di proposta su questi temi in particolare da parte del gruppo Pd, e non soltanto per le necessarie ratifiche di direttive europee.

Mentre sugli atti non legislativi (mozioni, ordini del giorno, interpellanze, risoluzioni, interrogazioni) c’è un attivismo sfrenato, «di tipo propagandistico», da parte della Lega Nord. Sulle leggi difende l’esistente.

La legge europea 2013-bis che riduce i tempi di detenzione amministrativa nei Cie da 180 a massimo 30, prorogabili fino a 90, approvata un anno fa, rischia ora di essere azzerata dall’istituzione degli hotspot nelle aree di sbarco – «che seguiranno regole di permamenza nientaffatto chiare», dice Grazia Naletto, presidente di Lunaria – e dalla selezione tra richiedenti asilo e migranti economici negli hub regionali.

«Una differenza – insiste Naletto – che nei fatti è sempre meno netta nelle ragioni che spingono alla fuga, mentre dall’agenda dell’Europa continua a mancare del tutto il diritto di arrivare sani e salvi in Europa», ovvero l’apertura di corridoi umanitari e la garanzia di ingressi legali, come previsto fino all’introduzione della Bossi-Fini.

Mancano all’appello: il voto amministrativo, l’abolizione del reato di clandestinità e l’autonomia dell’Unar, l’authority che monitora discriminazioni e razzismo. Anzi, in questi giorni il governo ha avviato un provvedimento disciplinare contro il dirigente Unar che si era permesso di stigmatizzare dichiarazioni razziste di parlamentari come Giorgia Meloni.

Una scelta giudicata «grave» da Lunaria che ritiene che l’Unar debba essere sganciata dalla Presidenza del Consiglio. Così come grave è la proposta Amati (Pd), già passata al Senato, di limitare il reato di propaganda del razzismo alle dichiarazioni rese «pubblicamente».