«I populismi non sono la soluzione al problema della migrazione», la soluzione è «l’accoglienza». In un’intervista all’agenzia Reuters, papa Francesco torna a parlare del tema delle migrazioni, in un periodo quanto mai teso: il caso della nave Aquarius con 629 migranti a bordo approdata a Valencia dopo essere stata respinta dal governo italiano ha fatto il giro del mondo; la denuncia – e le immagini – degli oltre duemila minori bloccati alla frontiera, separati e detenuti lontani dai genitori mentre dal Messico tentavano di entrare negli Usa ha provocato dure condanne internazionali. E proprio mentre scriviamo arriva il dietrofront di Trump. «Sulla situazione alla frontiera fra Usa e Messico io mi schiero con l’episcopato», spiega papa Francesco alla Reuters.

QUINDI PER CAPIRE pienamente la risposta del pontefice – e le forti critiche di Bergoglio al presidente Trump, prima della retromarcia – bisogna leggere quello che avevano dichiarato i vescovi messicani e statunitensi, rilanciato anche dall’Osservatore Romano di ieri. «Le famiglie non devono essere separate», «genitori e figli hanno diritto di restare uniti», si legge in una nota del presidente della Conferenza episcopale messicana, cardinal José Francisco Robles Ortega.

E il presidente della commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale Usa, monsignor Joe Steve Vásquez: dividere con la forza i bambini da madri e padri è contrario ai valori cattolici, «l’unità familiare è una pietra miliare del sistema di immigrazione americano e un elemento fondatore dell’insegnamento della Chiesa».

«I BAMBINI RIFUGIATI appartengono alle loro famiglie, non al governo e ad altre istituzioni. Rubare i bambini ai loro genitori è un peccato grave, è immorale», ha twittato l’arcivescovo di San Antonio (Usa) Gustavo Garcia-Siller.

Dagli Usa all’Europa. La Reuters sollecita il papa sulla vicenda della Aquarius e sull’azione del ministro Salvini. «Il populismo non risolve, quello che risolvono sono l’accoglienza, lo studio, la sistemazione la prudenza, perché la prudenza è una virtù del governo», non invece «la creazione della psicosi degli immigrati», risponde Francesco, invitando a guardare alla storia («l’Europa è stata fatta da immigrazioni») e all’attualità. «In Europa c’è un grande inverno demografico, diventerà vuota – prosegue – c’è gente che arriva chiedendo aiuto, credo che non si debbano respingere le persone, si devono ricevere, aiutare e sistemare, accompagnare e poi vedere dove metterle, ma in tutta l’Europa», invece «noi rispediamo al mittente la gente che viene e queste persone finiscono nelle carceri e nelle reti dei trafficanti».

LA QUESTIONE È STRUTTURALE: «La gente scappa dalla guerra o dalla fame. Perché in Africa c’è fame? – si chiede Bergoglio -. Perché nel nostro inconscio collettivo c’è un moto che dice che l’Africa va sfruttata. Dobbiamo investire in Africa, ma investire ordinatamente e creare possibilità di lavoro, non andare per sfruttarla. Si concede l’indipendenza a un Paese africano, ma dal suolo in su, mentre il sottosuolo non è indipendente, e poi ci si lamenta perché gli africani affamati vengono qui. Queste sono ingiustizie. L’Europa deve fare un lavoro di educazione e investimenti in Africa per evitare l’immigrazione alla radice».

La Giornata internazionale del rifugiato (ieri) si chiude con un tweet di Francesco sul suo account @Pontifex_it: «La dignità della persona non dipende dal suo essere cittadino, migrante o rifugiato. Salvare la vita di chi scappa dalla guerra e dalla miseria è un atto di umanità». Il commento – uno dei tanti in realtà – di un fervente cattolico romano: «Detto tra noi hai rotto proprio le scatole con questi c**** di migranti!».