Marcia indietro del governo rispetto ai proclami di Matteo Salvini. Il futuro dell’operazione Sophia e la gestione dei migranti slittano al summit del 20 settembre a Salisburgo.

La «linea dura» del Viminale leghista si è già infranta. La prima missione di Salvini in Libia ha prodotto il tragico boomerang dell’estate. La raffica di attacchi a Malta non ha cambiato la situazione nel Mediterraneo. E l’ultima bordata nei confronti di Bruxelles è stata inutile: l’ultimatum di luglio è scaduto senza conseguenze.

COSÌ TOCCA PRIMA alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta (M5S) provare a districarsi: «Con Francia e Spagna c’è un dialogo costruttivo, che spero sortirà risultati positivi. Ma è evidente che finora chi ha dato di più sui migranti è stata l’Italia: ora tocca agli altri». Poi è sceso in campo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, forte dell’esperienza di vice segretario della Commissione Ue. Non solo, di fatto, ha rivendicato alla Farnesina il ruolo diplomatico con l’Europa; ma soprattutto ha, in sostanza, smentito Salvini. Le cinque settimane di preavviso all’Ue? Secondo Moavero, un semplice termine «orientativo» senza nessun «significato perentorio».

Così nelle prossime settimane il governo Conte più che con l’Ungheria di Orban sembra orientato a dialogare, magari sotto traccia e lontano dalla propaganda, con Federica Mogherini. Già giovedì a Vienna l’alto rappresentante dell’Ue per la politica estera si era presentata al tavolo così: «A luglio e agosto abbiamo discusso, anche con i ministri della difesa, la questione delle regole sugli sbarchi della missione Sophia. Incluse le proposte di mediazione. Finora non c’è stato consenso e serve, com’è noto, l’unanimità dei Paesi membri».

E proprio a lato dell’ultimo summit Ue, sempre Moavero ha conversato a lungo con il collega spagnolo Josep Borrell, ex presidente dell’Europarlamento. I due «vecchi amici» cercano di stemperare l’ostilità palese fra Roma e Madrid innescata proprio dai flussi dei migranti. Dal 2 giugno il premier spagnolo Pedro Sanchez ha via via rafforzato l’asse con la Germania di Angela Merkel e la Francia di Emmanuel Macron. Ma sull’altro fronte della barricata (in attesa delle elezioni del 9 settembre in Svezia…) c’è il il Gruppo di Visegrad che riunisce Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria – oltre a calamitare l’Austria del cancelliere Sebastian Kurz.

L’ITALIA, PAESE FONDATORE dell’Ue, non può più oscillare senza avere un ruolo. Di qui il passo indietro rispetto a Salvini, con il tentativo di rimediare in vista del vertice di Salisburgo. Del resto, il tema dei migranti a livello europeo s’intreccia indissolubilmente con la manovra finanziaria vincolata da Bruxelles, con gli scenari aperti dalla Brexit e con la crisi dei dazi aperta da Trump.

«EunavFor Med Sophia», invece, è tecnicamente l’operazione militare Ue. Il nome è legato alla neonata somala venuta alla luce il 24 agosto 2015 alle 4.15 a bordo della fregata tedesca Sophia Schleswig-Holstein, che aveva recuperato la madre e altri 452 migranti poi sbarcati a Taranto. La prima missione europea è già stata prorogata due volte. Scade il 31 dicembre, salvo ulteriori intese. Comporta «misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti» dalla costa libica verso l’Europa. Le statistiche aggiornate allo scorso maggio dal Consiglio europeo contabilizzano 143 arresti per sospetto di tratta di esseri umani, 545 imbarcazioni «neutralizzate» e 44.251 migranti tratti in salvo nel Mediterraneo.

E APPENA TRE MESI FA ha incassato un’altra unità operativa: 10 agenti di polizia più funzionari di Europol e Frontex chiamati a condividere le informazioni sull’embargo di armi imposto dalle Nazioni Unite alla Libia e sui traffici illegali che emergono durante le operazioni europee.

Con l’Its San Marco, oggi sono schierate navi militari di Irlanda, Germania e Spagna con il supporto aereo di un nostro elicottero EH 101 dell’Augusta affiancato da altri velivoli di Polonia, Olanda e Spagna. In passato l’Italia aveva fornito le navi militari Garibaldi, San Giusto, Etna, San Giorgio, Zeffiro e la portaerei Cavour.

E il 28 agosto scorso il comandante dell’operazione Sophia ammiraglio Enrico Credendino ha ricevuto a Roma nel quartier generale di via di Centocelle il premier Andrej Babiš in visita ufficiale ai tre militari della Repubblica Ceca.