Dice tante cose il nuovo Rapporto sulla protezione internazionale 2015 in Italia realizzato da Caritas, Cittalia, Fondazione Migrantes, Rete Sprar e Anci (con la collaborazione dell’Unhcr).

Sono dati, cifre, statistiche che se incrociate con attenzione confermano una realtà storica che confondiamo con la cronaca: il fallimento dell’Europa di fronte a un fenomeno mondiale che di fatto sta solo sfiorando il vecchio continente. Per ora.

Secondo il rapporto, nel mondo vivono circa 59 milioni e mezzo di «migranti forzati». Sono invece 19 milioni e mezzo i rifugiati che sono già fuori dai loro paesi di origine e tra questi ben due terzi (12,4 milioni di persone) è accolto da paesi in via di sviluppo: Turchia, Pakistan, Libano e Iran da soli ospitano il 36% del totale dei rifugiati (5 milioni e 200 mila persone).

Questo è il quadro globale cui bisogna affiancare l’altro dato fondamentale: meno del 10% dei rifugiati arriva in Europa e di questi meno del 3% arriva in Italia (meno del 3 per mille del totale). Non per niente il rapporto parla di «disunione europea» e di «prova fallita», visto che ogni paese «ha agito in ordine sparso, adottando una propria politica, spesso contraddittoria e xenofoba».

«Il fenomeno – ha sottolineato il sindaco di Prato e delegato Anci all’immigrazione Matteo Biffoni – ha una complessità mondiale oltreché nazionale che può essere risolta non con il richiamo alla paura ma attraverso un sistema organizzato di accoglienza dove lo Sprar (Sistema di protezione per Rifugiati e richiedenti asilo, ndr) funga da sistema principale, in modo da mettere gli enti locali nelle condizioni di fare la propria parte in maniera funzionale e dignitosa». Logica e buon senso. Purtroppo un focus sul nostro paese per ora offre soltanto altri desolanti spunti di riflessione in merito alla scarsa capacità di accoglienza.

Nei primi nove mesi di quest’anno sono sbarcate sulle nostre coste circa 121.500 persone (circa 9mila persone in più dell’anno scorso). Di queste, 25mila hanno presentato domanda di protezione internazionale nei primi cinque mesi dell’anno (erano quasi 65 mila l’anno precedente). Con che esito? Uno sì, l’altro no. Solo la metà dei richiedenti ha avuto riconosciuta una forma di protezione internazionale (meno del 2014, quando era al 60%). Per contro, sono aumentate le decisioni di diniego (47%). Un altro dato dovrebbe mettere a tacere i teorici dell’emergenza nostrana: la Grecia quest’anno ha registrato 288.020 arrivi, quindi più del doppio dell’Italia, invece ha registrato solo 1.953 arrivi in Spagna. Quanto alla presunta «invasione» su cui ogni giorno specula la Lega di Salvini, ecco le cifre reali: a fine giugno erano circa 82mila i migranti presenti nelle strutture di accoglienza sparse in quasi tutte le regioni italiane (Sicilia, Lombardia e Lazio in testa).

Allargando lo sguardo al continente, il rapporto segnala che nel 2014 nei 28 paesi membri dell’Unione Europea sono state presentate 626.715 domande di protezione internazionale (circa 200 mila in più rispetto all’anno precedente). La Germania è il paese più richiesto (202.815, pari al 32,4% del totale). A seguire la Svezia con 81.325 richieste e poi Italia e Francia (poco meno di 65 mila). E’ vero però che se si confrontano i dati con quelli del 2013, in Italia si registra la crescita maggiore di domande presentate (+142,8%: significa essere passati da 26.620 a 64.625). Alto anche l’incremento registrato in Ungheria (da 18.900 a 42.775).

Il dato relativo al «nodo» Siria, invece, dice che non ci sarà politica di accoglienza o solidarietà che possa funzionare senza la risoluzione di quel conflitto. Rispetto ai paesi di origine dei rifugiati, alla fine del 2014, la Siria risulta essere il primo paese al mondo con quasi 3,9 milioni di rifugiati presenti in 107 paesi: da più di trent’anni questo triste primato apparteneva all’Afghanistan. Terzo paese in classifica la Somalia. Questi tre paesi, con 7,6 milioni di migranti, rappresentano il 53% di tutti i rifugiati sotto la responsabilità dell’Unhcr (ma il dato è fermo al 2014).

Infine, altre statistiche, nude cifre ormai incapaci di restituire il dramma dell’ecatombe in corso, anche se corredate da immagini scioccanti. Sono i morti. Non solo nel mar Mediterraneo. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono “circa” 2.900 le persone che hanno perso la vita tentando di sfidare il mare. Oltre 200 invece sono morte soffocate nei camion o travolte nelle strade o lungo le ferrovie.