Probabilmente un corteo non lo si era mai visto per le vie di Esino Lario, paese di poche centinaia di abitanti a novecento metri di altezza sulle montagne di fronte al lago di Lecco. Eppure è servita proprio una manifestazione per far cambiare idea al sindaco Pietro Pensa (eletto con una lista civica): dopo quattro anni, il comune dovrà rilasciare le carte di identità alla quarantina di richiedenti asilo presenti presso la struttura «La Montanina» gestita dall’associazione Coe, Centro orientamento educativo. Ad animare il corteo di tre settimane fa c’erano i richiedenti asilo che hanno attraversato la cittadina, scandendo lo slogan «ci serve la residenza».

La loro richiesta era chiara: il rilascio di un documento di identità che avrebbe sancito la loro presenza sul territorio, agevolandoli anche nella ricerca del lavoro. Fin dall’insediamento del centro di accoglienza nel 2014 infatti, gli uffici comunali non avevano mai concesso nulla del genere, nonostante le leggi e i trattati internazionali di cui l’Italia è firmataria lo prescrivano espressamente. Immediatamente, la protesta aveva scatenato le reazioni della Lega Nord che aveva chiesto l’espulsione di tutti i ragazzi coinvolti nella protesta. La loro richiesta però, non è potuta passare inosservata agli occhi della Prefettura di Lecco che fin da subito ha ribadito la legittimità delle rivendicazioni dei richiedenti asilo, adoperandosi perché gli uffici comunali di Esino Lario facessero il loro dovere.

Sabato è arrivata la capitolazione del sindaco Pietro Pensa che in una lettera ai suoi concittadini ha assicurato il rilascio delle carte di identità «a chi risulta munito di regolare permesso di soggiorno. Lo prescrive la legge ed è un atto dovuto». C’è voluto il corteo dei migranti per ricordarglielo.