A nemmeno ventiquattro ore dal momento in cui il governo ha presentato il suo ricorso, arriva il primo stop a Nello Musumeci. A imporlo è stato ieri il Tar della Sicilia sospendendo l’esecutività dell’ordinanza con cui il 22 agosto il governatore siciliano ha disposto per motivi sanitari lo sgombero degli hotspot e dei centri dell’isola in cui vengono accolti i migranti, e il trasferimento degli stessi in altre Regioni. «Le misure adottate sembrano esorbitare dall’ambito dei poteri attribuiti alle Regioni», ha scritto la presidente della Terza sezione Maria Cristina Quiligotti fissando la camera di consiglio per il 17 settembre.

«E’ una decisione che non condividiamo e non siamo stati neanche ascoltati», è stato il commento a caldo del governatore. «Sulla nostra competenza in materia sanitaria non faremo passi indietro». Tranchant come al solito Matteo Salvini. Per il leader della Lega la decisione del Tar di Palermo rappresenterebbe «l’ennesima vergogna italiana» e per questo ha invitato «tutti i nostri sindaci e governatori» a mobilitarsi «per evitare qualsiasi nuovo arrivo di clandestini».

Il primo round dello scontro in corso da giorni tra governo e regione Sicilia va dunque al premier Conte e alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Per il Tar l’ordine di chiudere gli hotspot impatta «in modo decisivo» sull’organizzazione e la gestione del fenomeno migratorio che è invece materia di competenza dello Stato. Il trasferimento dei migranti, come previsto dall’ordinanza, finirebbe inoltre per «produrre effetti rilevanti anche nelle altre regioni e, quindi, sull’intero territorio nazionale».

In quanto alle 48 ore previste per gli sgomberi, il decreto del Tar rileva «l’inadeguatezza del brevissimo termine assegnato per l’esecuzione, in considerazione della natura e della complessità delle attività necessarie a tal fine».

Ma tra i punti contestati a Musumeci c’è anche quello di avere il potere di adottare i provvedimenti previsti nell’ordinanza in quanto soggetto attuatore delle misure connesse allo stato di emergenza per il coronavirus. Per il Tar il soggetto attuatore non agisce in autonomia, bensì «opera sulla base di specifiche direttive impartite dal Capo del Dipartimento della protezione civile» oltre che in stretto raccordo con la struttura di coordinamento del Dipartimento stesso. Lo sgombero dei centri e il trasferimento dei migranti quindi «non possono ritenersi rientranti nell’abito dell’esercizio dei poteri delegati dall’autorità del Governo centrale».

Per quanto riguarda infine la presunta diffusione del virus legata alla presenza sull’isola dei migranti, per il Tar è «meramente enunciata» e non supportata da un’adeguata istruttoria.

Da parte sua Musumeci appare tutt’altro che rassegnato, L’ordinanza impugnata dal governo scade il 10 settembre, una settimana prima del pronunciamento definitivo da parte del Tar, ma intanto il governatore invia la task force sanitaria della regione ad effettuare sopralluoghi negli hotspot e nei centri di accoglienza della Sicilia. «Martedì mattina sarà a Lampedusa e nei giorni successivi saranno verificati accuratamente gli oltre 40 centri di accoglienza che sono censiti in Sicilia. È una battaglia di civiltà dalla quale non ci possiamo esimere», ha annunciato ieri.

Tutto il centrodestra è schierato con il governatore, mentre un invito al dialogo è arrivato a Musumeci dal segretario regionale del Pd, Antony Barbagallo: «L’unica battaglia di civiltà che mi sento di consigliargli – ha detto – è di abbassare i toni e di smetterla di alimentare lo scontro fra istituzioni».