Ieri il Campidoglio ha ospitato per la prima volta una messa per celebrare il Natale di Roma, con annesso incontro tra il cardinale Agostino Vallini, vicario di Roma, e la sindaca Virginia Raggi. Non era successo neanche quando amministrava la Democrazia cristiana. È uno dei segnali di questi giorni, ma è improprio parlare di idillio tra Movimento 5 Stelle e chiesa. Perché dopo l’intervista su Avvenire a Beppe Grillo e le parole di apertura rilasciate al Corriere della Sera dal direttore del giornale dei vescovi Marco Tarquinio, il tema continua a fare discutere e a dividere.

Dapprima, a botta calda, Tarquinio ha incassato le critiche di tanti cattolici e del settimanale Famiglia Cristiana ed è stato costretto a precisare che la sua era solo un’ «opinione personale». Il giorno successivo, rispondendo ad alcuni lettori, ha spiegato che intendeva esprimersi «sull’emersione via via più chiara di una vicinanza concreta su alcuni grandi temi e sulla distanza su altri temi altrettanto grandi tra la sensibilità di diverse parti dei mondi cattolici italiani», anche se, dice ancora Tarquinio, «so che in ambito ecclesiale ci sono curiosità e attenzioni ma forse ancora più perplessità e preoccupazioni nei confronti del M5S». Ieri, sempre dalle pagine del Corriere della Sera, ha preso parola monsignor Nunzio Galantino, nelle vesti non proprio concilianti di editore di Tarquinio.

Il segretario della Conferenza episcopale italiana in alcuni passaggi mette da parte i toni eufemistici della diplomazia vaticana e fa pesare tutta la sua carica. Si dice «irritato», «come cattolico e come lettore di Avvenire», «perché non sapevo nulla» dello spazio a Grillo e dell’uscita del direttore. «Non è che si possano fare sconti a Grillo, e sostenere che siamo su posizioni coincidenti per tre quarti – dice Galantino – E il quarto su cui non lo siamo? Sui poveri siamo così d’accordo? Poveri sono anche i rifugiati che arrivano in Italia».

Scomuniche e battibecchi hanno riguardato anche il Movimento 5 Stelle. Perché proprio mentre si celebrava l’inedita funzione eucaristica al comune di Roma, i volontari che si occupano dei rifugiati del Baobab denunciavano l’ennesimo sgombero e lamentavano l’assenza della giunta pentastellata sul tema dell’accoglienza.

Manco a farlo apposta, sempre nelle stesse ore sul blog di Grillo compariva un post sui migranti che esprime una posizione non esattamente in linea con quella di Papa Bergoglio. Il testo, a firma «Movimento 5 Stelle», denuncia l’aumento degli sbarchi, adombrando il ruolo «di alcune Ong private che soccorrono in mare sistemandosi al limite delle acque territoriali libiche». «Possiamo immaginare quanto sia alta la spesa di queste organizzazioni – prosegue il testo – in grado di armare navi da milioni di euro e persino di servirsi di droni. Da dove arrivano questi soldi? In base a quale accordo queste Ong se ne stanno a ridosso delle coste libiche per fare il pieno di migranti e portarli in Italia?».

Il blog cita l’«inchiesta conoscitiva» aperta dalla procura di Catania sul tema. Nei fatti, il M5S rilancia una congettura che circola da settimane in rete. È opera del think tank olandese Gefira e riprende alcune accuse fatte dall’agenzia europea Frontex alle operazioni di salvataggio dei migranti. In Italia, ha assunto il tono cospirazionista: si è sparsa con un filmato virale del blogger Luca Donadel che allude ad un complotto non governativo a favore dell’invasione migrante. La storia è stata diffusa acriticamente in televisione da Striscia la Notizia e infine smontata sul manifesto da Alessandro Dal Lago.

A proposito di temi controversi nel rapporto coi cattolici: ieri il deputato Manlio Di Stefano è tornato a parlare Donald Trump. L’uomo che in tanti nel M5S vorrebbero ministro degli esteri in un ipotetico governo a 5 Stelle assieme a molti suoi colleghi aveva esultato all’indomani dell’elezione del presidente Usa, annunciando una fase di maggiore equilibrio nei rapporti di forza planetari.

Adesso, dopo le bombe e le tensioni internazionali, evita ancora di criticare l’interventismo dell’inquilino della Casa Bianca: «È troppo presto per giudicarlo – dice – Ci sono troppi scenari aperti».

La lettera di Striscia pubblicata sul manifesto del 26 aprile 2017

Gentile direttrice,
dopo aver negato a Striscia la notizia il diritto di replica nei confronti delle evidenti bugie di Alessandro Dal Lago, il 22 aprile scorso il manifesto ha schierato Giuliano Santoro il quale, non avendo con ogni evidenza seguito né i tre servizi di Striscia la notizia, né lo scambio fra Striscia e Dal Lago (pubblicato sul manifesto del 6 aprile, ndr), ritiene che comunque quest’ultimo abbia «smontato» la nostra inchiesta, ma si sbaglia di grosso.

L’analisi di Donadel sulle rotte compiute da navi delle Ong e della Marina era solo uno dei molti elementi che abbiamo raccolto e certo non il più importante.

Abbiamo chiesto il parere di alcuni politici di destra e di sinistra, abbiamo intervistato il ministro degli Affari esteri Angelino Alfano (che fino a pochi mesi fa era ministro dell’Interno), abbiamo elogiato gli interventi delle Ong che ogni giorno salvano centinaia di migranti.

E per questo Santoro ci accusa di aver «diffuso acriticamente» questa storia? Come sempre ci siamo mossi per capire, senza pretendere di avere la verità in tasca, cosa che Santoro, utilizzando i suoi semplici schemini, ignora.

Il manifesto si è così purtroppo prestato, ancora una volta, a essere diffusore di bufale. Bei tempi quando la verità era rivoluzionaria!

L’ufficio stampa di Striscia la notizia

La replica di Giuliano Santoro

«Striscia la notizia» ha costruito i suoi servizi attorno al video su Ong e migranti diffuso dal blogger Luca Donadel. Il baricentro della vostra campagna è una speculazione ricalcata su congetture provenienti da pensatoi della destra e semplici supposizioni contenute nei rapporti Frontex. Il vostro speaker nel servizio che ha dato origine al caso parla di «navi da tutto il mondo che da mesi fanno la spola tra la Libia e l’Italia».

Le uniche voci dissonanti sono montate ad arte, ad apparire negazioni che affermano.

Confermo: Alessandro Dal Lago ha smontato l’infrastruttura ideologica di una denuncia, l’ennesima, che accarezza il senso comune xenofobo invece di metterlo in discussione.

La verità è «rivoluzionaria» proprio perché non prende posizioni di comodo. Non stupisce affatto che del caso si siano occupati, dopo di voi, il frontman Beppe Grillo e la sua spalla Luigi Di Maio.

Ciò conferma quanto scriviamo da tempo: un linguaggio comune, un idem sentire, unisce le risate preregistrate al partito creato dal comico.

Aspettiamo il tapiro.

Giuliano Santoro