Per due delle tre navi delle ong bloccate nel Mediterraneo è finalmente arrivato il giorno degli sbarchi, resi non più rinviabili dalle condizioni sempre più difficili in cui si trovavano i migranti a bordo. Per la Mare Jonio l’autorizzazione è arrivata dalla capitaneria di porto di Lampedusa che nel pomeriggio ha effettuato il trasbordo dei 31 migranti su una motovedetta della Guardia costiera. Prima di quel momento alcuni migranti avevano cominciato uno sciopero rifiutando acqua e cibo, mentre un sopralluogo compiuto dai medici dell’Unità di sanità marittima aveva constatato la mancanza delle «condizioni igienico sanitarie idonee» per impedire ancora lo sbarco.

Diverso, invece, il caso della Eleonore. Ieri mattina la nave della ong tedesca Lifeline ha deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque italiane firmato nei giorni scorsi dai ministri dell’Interno Salvini, della Difesa Trenta e dei Trasporti Toninelli dirigendo verso il porto di Pozzallo. La nave è stata sequestrata dalla procura di Ragusa che ha anche aperto un’inchiesta, al momento senza indagati, in cui si ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sprezzante, come al solito, il commento del responsabile del Viminale: «Ma che bel clima del governo a guida del Pd: sbarcati gli immigrati della nave dei centri sociali per “emergenza sanitaria”… Ma pensano che gli italiani siano scemi?», ha detto Salvini riferendosi alla Mare Jonio. E a Pozzallo è arrivata anche la nave Cassiopea della Marina Militare con una trentina di migranti. A questo punto in mare resta solo l’Alan Kurdi della ong Sea Eye con 13 tunisini a bordo, 8 dei quali minori, ferma in acque internazionali davanti all’isola di Malta.

Ancora ieri, prima che la situazione si sbloccasse, Nicola Zingaretti aveva sollecitato un intervento del premier a favore delle navi e di quanti si trovavano a bordo. «Torno a chiedere al presidente Conte di affrontare immediatamente la situazione delle persone bloccate in mare in condizioni di emergenza umanitaria», aveva scritto in una nota il segretario del Pd. Appello caduto nel vuoto come i precedenti, nel bel mezzo di una trattativa per la formazione del nuovo governo in cui il diritto di salvare chi rischia di affogare sembra valere meno di una poltrona da vicepremier. A rendere più assurda la situazione c’è il fatto che anche dopo il trasbordo a terra dei migranti, e quindi senza più il pretesto per negare un approdo alla nave, alla Mare Jonio è stato imposto di restare in acque internazionali. «Ci è stato ribadito che per noi permane il divieto di ingresso in Italia», denunciava ieri pomeriggio Cecilia Strada su Facebook.

A rendere ancora più difficili le condizioni a bordo della Eleonore è stato invece il sovraffollamento dovuto agli spazi ristretti in cui i 104 migranti tratti in salvo della ong hanno dovuto convivere dal 26 agosto scorso. Una condizione non pi sopportabile per il comandante Claus Peter Reisch, che eri mattina ha dichiarato lo stato di emergenza. «La situazione è pericolosa per la vita delle persone a bordo e mi costringe a dirigere verso il porto più vicino», ha spiegato. Ieri sera insieme al responsabile di bordo è stato identificato e ascoltato nell’hotspot di Pozzallo dagli agenti della squadra mobile di Ragusa con i quali hanno ricostruito le fasi del salvataggio.

Anche ieri, intanto, è stata una giornata in cui si sono susseguiti gli arrivi di migranti con imbarcazioni autonome. Come i quasi cento tunisini sbarcati a Lampedusa e trasferiti dalle forze dell’ordine nell’hotspot dell’isola. Mentre una nave della Corsica Linea partita da Algeri e diretta a Marsiglia ha tratto in salvo un gruppo di 18 migranti alla deriva nel Mediterraneo. «Abbiamo applicato il principio di solidarietà tra chi frequenta il mare», ha spiegato una nota della compagnia.