Più di seicento migranti salvati in sole 36 ore. Le partenze di barconi dalla Libia sono ricominciate da quando le forze governative hanno liberato seimila migranti dai centri nei quali le milizie li tenevano prigionieri. A intervenire negli ultimi due giorni è stata principalmente la nave Aquarius della Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranee che oggi arriverà nel porto di Palermo con a bordo 606 uomini donne e soprattutto bambini: 241 per la precisione, 178 dei quali non accompagnati. «Un naufrago su tre è bambino o adolescente», ha detto la coordinatrice Sar (Search and rescue) di Sos Mediterranee.

A bordo dell’imbarcazione anche 11 donne incinta, due delle quali al nono mese, e un neonato di appena una settimana. Diversi naufraghi, ha reso noto ieri la Ong – presentano sintomi di malnutrizione e appaiono provati dalla prolungata mancanza di cure, un giovane porta i segni di ferite da arma da fuoco e da machete. Numerose donne di origine subsahariana hanno dichiarato di essere state ripetutamente vittime di violenza sessuale e di essere state imprigionate per diversi mesi. I naufraghi soccorsi provengono da diversi Paesi: Siria, Egitto, Mali, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Sudan, Marocco, Somalia, Eritrea, Senegal, Camerun, Nigeria, Liberia, Etiopia, Algeria, Ghana, Benin, Gambia, Yemen.

«Alla Aquarius è stato chiesto di intervenire in sette operazioni in 36 ore: cinque salvataggi e due trasferimenti, prima a est di Tripoli, poi a ovest, poi di nuovo a est». ha proseguito Madeleine Habib. Tutte le operazioni di salvataggio e di trasbordo sono state coordinate dal Mrcc, la sala operativa di Roma.

«Siamo fuggiti dalla Siria e siamo arrivati in Libia nel 2012», ha raccontato ai volontari della Ong un naufrago, un siriano di circa sessant’anni. «In Libia non è più possibile accedere agli ospedali e ai servizi, non c’è più l’economia, non ci sono più soldi, né lavoro. Tutto ormai ruota intorno al racket e al traffico di esseri umani: a seconda della tua nazionalità ti viene chiesta una certa somma di denaro», ha proseguito l’uomo. «In Libia, se vedono siriani dicono ‘dammi i soldi. E’ diventato impossibile vivere laggiù. E’ uguale per tutti gli stranieri, se non sei libico non sei niente», ha continuato il testimone siriano che ha detto che la barca e’ partita da Garabulli, a Est di Tripoli.

«Le diverse operazioni di salvataggio effettuate dalla Aquarius in queste ultime ore – ha spiegato Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranee Italia – su una vasta area marittima dimostrano che la crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale continua o addirittura peggiora. Sos Mediterranee non può che interpellare di nuovo le autorità nazionali ed europee sulla necessità urgente di mobilitazione di imbarcazioni di salvataggio nel Mediterraneo per intervenire in tempo, prima che le imbarcazioni di fortuna si rompano e affondino».