La piazza parla, canta e fa sentire il suo dissenso da Licata, periferia della periferia, in una regione abbandonata a se stessa. Quasi duemila donne e uomini di ogni età hanno partecipato alla manifestazione lanciata dal comitato No Triv di Licata. L’iniziativa è stata abbracciata da un’isola intera, stretta attorno a una comunità che prova con forza a dire no ad un progetto calato dall’alto e privo di ogni logica. Proponendo, per mezzo di un’autentica piattaforma politica, un piano di sviluppo diverso, che guardi al bene reale della collettività.

Le strade della cittadina siciliana hanno visto una buonissima cornice di pubblico: secondo le stime ufficiali il «fiume umano» annoverava più di millecinquecento persone, con una nutrita rappresentanza regionale. Il coro unanime del dissenso ha fatto da eco alle notizie provenienti da Roma: il governo infatti è stato bocciato dalla Cassazione sul capitolo referendario sulle trivellazioni, notizia resa nota proprio il giorno prima della manifestazione. Il quesito sulle operazioni di trivellazioni a mare potrà svolgersi, così hanno deciso i giudici.

Ora la battaglia si sposterà sugli altri quesiti in materia di estrazione di idrocarburi. La manifestazione di Licata ha fatto da cassa di risonanza a tutto quello che è accaduto, tante le voci che hanno voluto testimoniare questo dissenso collettivo.

«Il problema delle trivellazioni andrebbe a toccare tre punti pericolosi per la collettività – osserva Fabio, portavoce e direttore del gruppo archeologico locale – anzitutto il danno all’ambiente e all’economia del pescato. Poi un danno di immagine turistico enorme, poiché queste operazioni di trivellazione allontanerebbero sensibilmente il turismo, come già successo per Gela. Infine il danno al potenziale archeologico: queste operazioni invasive andrebbero a ricadere su settori che quasi sicuramente celano resti di quella che fu la grande battaglia del Monte Ecnomo, del 264 a. C. tra Roma e Cartagine».

Rocco, attivista del comitato No Triv, tira le somme della manifestazione: «Le sensazioni sono state molto positive, oltre alla partecipazione dei pescatori è stata importante la presenza in piazza di alcuni pezzi delle istituzioni. Notevole l’intervento del vicesindaco di Noto, un comune da tempo in guerra per le trivellazioni, e di una consigliera comunale di Palermo, che ha letto il messaggio inviato da Leoluca Orlando con la sua solidarietà e vicinanza, sia come sindaco che come presidente dell’Anci siciliana. Assordante invece il silenzio dell’amministrazione locale, è mancato un intervento pubblico con un chiara presa di posizione».

Parole precise, che si sposano con quelle di Andrea, attivista No Muos di Gela, città molto interessata da quello che sta accadendo: «Siamo venuti in buon numero dalla nostra città, perché l’intera comunità guarda con apprensione alle vicende del petrolchimico e alla sua paventata “riconversione ecologica”. Dalla fine del 2014 assistiamo ad un ricatto di Eni sulla riconversione e le eventuali trivellazioni. Sono venuti in piazza i dissidenti dell’amministrazione Messinese, per manifestare la loro contrarietà ai progetti della giunta».

Al coro si unisce Antonino, presidente dell’associazione A testa alta, da tempo impegnata nella lotta alle mafie: «È stata una manifestazione vissuta all’insegna dell’unità tra cittadini, associazioni, comitati e movimenti, provenienti da più parti della Sicilia e che, mossi da un obiettivo comune, hanno sfilato per la città in modo civile, rivendicando diritti e valori fondamentali come l’ambiente e la salute.

In una città come Licata dove, addirittura nel silenzio delle istituzioni, si è assistito in tempi recenti a devastanti operazioni speculative immobiliari e commerciali danneggiando il litorale cittadino, mascherate da investimento nel settore turistico e diportistico, quella di oggi è una giornata storica». Non poteva mancare la presenza degli studenti: «Bisogna lottare e combattere contro questo genere di opere – denuncia il liceale classico Davide – che devastano e stuprano il nostro territorio. Bisogna sensibilizzare tutti gli studenti, e tutti gli istituti scolastici della zona».