Michelle Bonev ha finalmente recitato il capolavoro della sua vita. Scordiamoci la fiction «Donne in gioco», da lei scritta, diretta, interpretata e prodotta, ovviamente coi soldi di Berlusconi, andata in onda su Canale 5 lo scorso marzo con un ascolto risibile e subito definita «la più brutta fiction mai vista da vent’anni a questa parte» (Aldo Grasso), e quindi imperdibile perla dello stracultismo televisivo.
Scordiamoci il suo meraviglioso primo e unico film, «Goodbye Mama», anche questo scritto, diretto, interpretato e prodotto, ovviamente coi soldi di Rai Cinema (sbaglio o era un milione di euro?) e presentato con tanto di cerimonia barzelletta e premio patacca fra Sandro Bondi e Mara Carfagna nel festival di Venezia del 2010.
Scordiamoci anche la sua rapida carriera nel cinema e nella fiction, dagli inizi, solo dieci anni fa, come bellezza alla corte di Erode nel fondamentale «La passione di Cristo» di Mel Gibson a preziose fiction Rai dell’era Saccà come «L’uomo che sognava con le aquile», «Mai storie d’amore in cucina», «La bambina dalle mani sporche», capolavoro di Renzo Martinelli del 2005 e il fondamentale «Artemisia Sanchez».

Dove trionfava come eroina calabrese e saccaiana nel 2008, forse il suo punto artistico più alto che ancora in tanti a Rai Fiction ricordano. Scordiamoci anche la sua breve meteora sanremese come inviata di Pippo Baudo dove era presentata come «esperta internazionale di moda, col passaporto italiano, modella, pittrice, scrittrice…».
No, la sua sublime apparizione come Maria Maddalena in lacrime lo scorso giovedì nel programma di Michele Santoro Servizio pubblico su La7 vale più delle decine di fiction e di film che coi soldi di Berlusconi o della Rai la geniale Bonev avrebbe potuto produrre, scrivere, dirigere e ovviamente interpretare. Perché inserendosi nel talk show di Santoro e Travaglio, con tanto di Belpietro che faceva da berlusconiano cattivo e Massimo Cacciari da uomo di sinistra che non ne può più, ha dimostrato quanto il talk show politico sia ormai diventato non solo ciò che rimane del nostro show televisivo, ma anche ciò che rimane della fiction.
Come se non bastasse, l’effetto fiction è stato centuplicato dalla brillante idea santoriana della testimonianza ricostruita, attori cioè, anche buoni attori, che si sono lanciati in interpretazioni di Valter Lavitola, di una escort barese della quale non mi ricordo più il nome e dello stesso Silvio Berlusconi, interpretato da Mattia Sbragia con fin troppo vigore (momento stracultissimo!). Ma non facevano dei monologhi né interpretavano solo delle parti isolate, rispondevano a Santoro in studio come se fossero lì presenti di persona e intervenissero nel talk. Geniale. Così, quando appariva la Bonev con tutto l’eccesso dei suoi mille ritocchi e la voce impostata, non solo non stonava, ma sembrava più fiction della fiction presentata, coinvolgendo in questo gioco tutti i presenti, a cominciare da Santoro e Travaglio, ormai contagiati dalla messa in scena e dal trucco.
A questo punto non si tratta più di talk show politico o di show, ma di qualcosa a metà tra la fiction alla Tarallo, i terribili film di mafia alla Giuseppe Ferrara, le ricostruzioni storiche alla Renzo Martinelli che possono competere per sobrietà solo con i documentari sulle guerre di Berlusconi autoprodotte dal Pdl stesso o le «finestre sul popolo» di Paolo Del Debbio.
Ma al centro di tutto c’era lei, con la sua incredibile tragica storia da Gloria Swanson di Canale 5 che svelava quanto quella perfida Francesca Pascale, che è pure lesbica, avesse raggirato il poro Silvio, e avesse messo in scena una specie di fiction, anche qui “taralliana”, sulla storia privata del malconcio leader del Pdl. I rimandi su cosa fosse reale e cosa fosse finzione nella sua messa in scena all’interno di Servizio pubblico erano talmente tanti e pieni di ambiguità, come in un film di Orson Welles, che hanno ovviamente sbancato la serata con un 12% che ha ridotto all’1,9 anche il povero Zoro di Gazebo.
Ma non è Santoro che ha condotto la serata. È la Bonev che ha scritto, diretto, interpretato e magari anche prodotto, coi soldi di Cairo, questa incredibile puntata di Servizio pubblico. Magari ci scappa anche una fiction con Paragone e la Bonev. E poi perché Barbareschi fa tutta questa fiction e lei no? Magari Silvio ci ripensa e le fa fare «Donne in gioco 2»… .