Sono tempi di narcisismo dilagante e lo sport più che essere vissuto come occasione di benessere psicofisico e di condivisione di momenti collettivi, serve ai più per confermare se stessi. Non parliamo dei protagonisti di quelle imprese tutte in solitaria, che a noi gente di città, immersa nella vita sedentaria, sembrano in preda alla follia. Un po’ strani lo sono, se si cimentano in gare che fanno venire i brividi solo a pensarlo, come la Yukon Artic Ultra, che si corre al polo artico fino a 60° sotto zero, o sul versante opposto la Badwater, la corsa più calda del mondo di 217 chilometri, che si svolge in California, nella Valle della Morte, con temperature fino a 50° e si estende fino alle pendici del Whitney, il monte più alto degli Stati Uniti con la cima a quattromila metri. Per quelli che non reggono l’urto, ma amano avventure mozzafiato, c’è la Everglades, ottanta chilometri corsi tra le paludi nella parte più wild della Florida con possibili incontri di alligatori e puma.

I PALEORUNNER

I protagonisti di queste gare esclusive sono gli ultrarunner, che calcolano energie al millesimo e si mettono alla prova spingendosi fino all’impossibile, ai nostri occhi, ma a sentirli è tutto possibile, basta volerlo, e ci dicono che se lo hanno fatto loro, possiamo farlo anche noi, anzi gli ultrarunner sono tornati a essere ciò che erano e facevano i nostri avi, quando per vivere coprivano lunghe distanze anche in condizioni estreme di freddo o caldo, semplicemente perché sapevano gestire le energie, sapevano ascoltare il proprio corpo. E’ quello che ci spiega Folco Terzani, figlio di Tiziano Terzani, nelle pagine di Ultra (Sperling e Kupker, euro 18,50), che ha raccolto la testimonianza di Michele Graglia, un protagonista del mondo degli ultrarunner, (il libro sarà presentato oggi a Udine alle 17,00 all’Oratorio del Cristo nell’ambito della rassegna Vicino/Lontano, www.vicinolontano.it).

Michele Graglia, a ventiquattro anni si trasferisce negli Usa per conquistare fette di mercato per l’azienda di famiglia, che vende fiori all’ingrosso dalle parti di Sanremo. Un temporale improvviso, mentre cerca casa, lo costringe a trovare rifugio in una hamburgeria, la cui proprietaria oltre a piccoli ruoli televisivi in una serie di telenovelas, gestisce un’agenzia di modelli e propone a Michele Graglia di entrarvi a far parte, visto che non gli mancano bellezza e fisico.

FIORAIO E MODELLO

Per il fioraio ligure è l’inizio di una folgorante e remunerata carriera di modello, inizia la cura del fisico in palestra, addominali in bella mostra, qualche corsetta, feste a go-go, soprattutto tra le star della musica e del cinema, sniffate di cocaina, amori facili, cambio di residenza in zone sempre più esclusive, una vita spericolata che nel giro di qualche anno annoia a morte Michele Graglia, che decide di chiudere con quel mondo artificioso e privo di significato. Sente che il suo mondo, scoperto attraverso i documentari, è quello dei runner, anzi degli ultra per dirla con il loro linguaggio. Vita all’aria aperta, cura del fisico per spingersi oltre, fino a dove lo decidi tu, imparando a gestire tutte le tue energie fisiche e soprattutto psichiche, perché il problema, sostengono Terzani e Graglia, è nella mente, nella tua testa, nulla è impossibile se ti prepari con la dovuta attenzione. La preparazione, soprattutto le prime volte gioca brutti scherzi, e Graglia dopo allenamenti durati mesi, decide di cimentarsi nella Keys 100, una gara di 160 chilometri, pari a quattro maratone, che si corre di continuo, avvalendoti di check point di rifornimento e anche la possibilità di qualche riposino di pochi minuti, ma l’idea di poter superare tutti e portarsi nella prima posizione lo porta a bruciare energie fondamentali, il runner ligure si ritrova steso a terra privo di sensi e in un letto di ospedale con la flebo, tanto da fargli rimpiangere in breve quel mondo dorato della moda.

SFIDARE IL LIMITE

Dopo essersi ripreso, a Graglia torna la voglia di ricominciare, questa volta anche grazie ai consigli di un campione delle ultramaratone, diventato suo amico, impara a gestire meglio energie mentali e fisiche, vince la Yukon Artic Ultra con ventidue ore di corsa tra i ghiacciai del Canada, e si impone come uno dei migliori ultrarunner del mondo. Inventa e vince la Milano-Sanremo, non la classica ciclistica, bensì quella fatta di corsa per 285 chilometri, tra le gare più lunghe del mondo. Attraverso la storia di Michele Graglia, Folco Terzani, suo amico, si interroga sul senso universale della scelta degli ultrarunner: cosa li spinge a mettersi alla prova? Perché sfidano il limite? Qual è il prezzo da pagare pur di realizzare un sogno? E chi rinuncia perde qualcosa? Dopo la lettura delle pagine di Ultra, viene voglia di calzare le scarpe da runner e fare di corsa il giro dell’isolato, chissà che non scatti qualcosa che ci porti tra i ghiacciai del Canada alla Yukon Artic Ultra, o più semplicemente a correre in città, almeno per conoscerla meglio. In fondo non hanno cominciato anche gli ultrarunner in questo modo?