La scoperta di un piccolo bozzo sul collo, il gioco che aleggia nelle stanze, gli stati d’animo di una famiglia colpita dalla malattia del suo bambino. E insieme, le stagioni che volano via con le rondini, i pomeriggi invernali che lenti affondano nel buio, fra l’odore di medicine, punture, sciroppi e la febbre che sale ballerina. Michelino è un ragazzino vivace con una mamma che ha un soprannome (Teresa) e un papà «grande e forte», che però non è tanto bravo con i soldatini, perché «non li fa morire bene».

Nel romanzo Certe volte un bambino, scritto da Riccardo Tomassini, di professione medico e scrittore (a seconda che sia notte o giorno), il protagonista è un piccolo che sbaglia le parole e intanto impara, che scruta il mondo, ricorda un nonno «che ha avuto l’indigestione della guerra» e ne va a trovare un altro che vive lontano, dove solo il treno può arrivare, dopo una faticosa corsa fra i paesaggi. Tendenzialmente, va d’accordo con tutti, tranne che con zio Attilio: è medico, anche se non indossa il camice bianco. Lui viene solo quando Michelino «è indisposto» e non fa altro che ficcare cucchiai – enormi come un armadio – in gola e scuotere la testa. Quando va via, capita di sentirsi male, anzi malissimo, peggio di sempre.

Scritto come fosse un puzzle di pensieri in libertà usciti ora dopo ora dalla quotidianità di Michele, il libro conduce il lettore, con dolce ironia e cercando di registrare le paure e le scoperte dell’infanzia, verso il doloroso epilogo della storia. La febbre, infatti, non è una banale influenza, ma il segno di una malattia terribile, la leucemia. Il tempo passa e Michele, curandosi, frequenta la scuola materna, si fidanza, impara le lettere, come la «c» di cacca che fa ridere e la «d» di dottore che, invece, fa piangere. Un giorno arriva imperterrito e implacabile il ricovero in ospedale, «per rimettere dentro il sangue» che è scappato dal corpo di Michele, in strisce rosse. C’è spazio anche per tornare a casa, per crescere, per misurare l’altezza con la promessa che più si diventa grandi e più si guarisce. Nonna Gina, per esempio, fa la calza e sta benissimo. È saggia, bagna le labbra se si ha sete e rimane vicina quando si va via per sempre.

Il libro è stato pubblicato con la tipografia-cooperativa Magazzino, che dà lavoro a persone con disagio psichico, si può acquistare su Amazon, nella libreria 4-3-3 di via dei 4 venti, a Roma, e nello studio medico del Cimi dove Tomassini lavora. Una scelta di pubblicazione «indipendente» dell’autore per far sì che i proventi delle vendite vadano all’Ail, associazione italiana contro le leucemie.