A Roma insieme al giornalista del Boston Globe che interpreta in Spotlight c’è Michael Keaton, candidato l’anno scorso all’Oscar per la sua interpretazione in Birdman di Alejandro Inarritu, anche lui chiamato a esprimersi sulla querelle che sta scuotendo in questi giorni l’istituzione degli Academy Awards in seguito alla chiamata al boicottaggio di Spike Lee.
L’attore – che racconta di aver amato molto il suo ruolo nei panni di Walter Robinson, il terzo per giunta nei panni di un giornalista dopo Cronisti d’assalto (1994) di Ron Howard e Live from Baghdad (2002) di Mick Jackson – non sembra troppo a suo agio con la domanda. «Sono stato in giro a promuovere Spotlight ultimamente, per cui non sono molto aggiornato sul dibattito, non so neanche bene chi sia stato nominato e chi no».

«Ma – aggiunge – è un argomento troppo vasto per relegarlo a poche dichiarazioni. Le discriminazioni, specialmente nei confronti degli Afro-americani, sono una cosa che ho sempre trovato odiosa, fin da bambino. Si tratta di un problema immensamente più grande di questa specifica polemica legata agli Oscar. Da un certo punto di vista si tratta di un discorso molto complesso, ma d’altro canto è una questione piuttosto semplice: si tratta di una cosa giusta o ingiusta?

Suppongo comunque che tutto il problema abbia a che fare con il background dei membri votanti dell’Academy, ma è qualcosa su cui devo riflettere ».