Non fatevi fuorviare dall’immagine in copertina. Tom Odell, emergente ventunenne di casa a Londra la tappa forzata del talent è riuscita ad evitarla. «Ma non ho nulla contro X Factor, è che in un programma così non avrei avuto chance. Sono un cantautore, cantante per necessità perché esporsi in pubblico è difficile. A X Factor mi avrebbero sbattuto fuori dopo la prima selezione…».

È così, Tom Odell, mezzo sorriso ciuffo ribelle e giacchetta un po’ sdrucita, la sua strada verso un contratto discografico se l’è costruita passo dopo passo, con una passione infinita per la musica – ha cominciato a comporre appena tredicenne nella piccolissima Chicester e quando è arrivato a Brighton si è lasciato trascinare dalla scena indie. Nella sua musica, nelle (belle) dieci canzoni che compongono il suo debutto Long Way Down (Sony) – il premio della critica ai Brit awards e anche un numero uno raggiunto a metà estate nelle charts britanniche – ci sono tante, sorprendenti influenze: «La realtà è che mi è difficile soffermarmi su un artista per più di un mese, mi piace aggiungere musiche e ispirazioni alle mie conoscenze. Posso dire che ascolto Dylan, Tom Waits, Elton John, Leon Russell, Anna Calvi e James Blake».

Tante influenze ma soprattutto una capacità di costruire composizioni minimali di indubbio gusto britannico. Compone in maniera forsennata, in un anno sforna decine e decine di idee, progetti, musiche: «Ho sempre avuto fiducia nelle canzoni, non pensavo ad altro, né all’ipotesi di un fallimento. Solo quando ho firmato il contratto ho capito che le cose stavano cambiando, perché sapevo che la gente avrebbe ascoltato le mie canzoni».

Un processo creativo che lo porta a considerare i testi come un processo fluido, personale. «Scrivo su block notes, come se fosse una specie di diario personale ed è un processo anche lungo. Per questo Long way Down è un disco molto autobiografico». Ama la letteratura, Kerouac, Hemingway, e il cinema, tanto. Cita i film di Allen – «che mi ispirano per i miei pezzi» – e il visionario Wes Anderson. A scoprire il suo talento è stata Lily Allen: «Suonavo a Londra dove è venuta a vedermi e mi ha chiesto se volevo fare qualcosa con lei, visto che aveva appena lanciato la sua etichetta. È stata la prima persona che ha creduto in me».