Con il passare delle ore l’intercettazione della telefonata tra Renzi Matteo e Renzi Tiziano pubblicata ieri dal Fatto rischia di trasformarsi in un boomerang. Almeno questo Renzi prova a fare. Se ci riuscirà o no lo si capirà solo nei prossimi giorni. Il segretario del Pd tenta il contropiede. Ma il contrattacco non si limita alle sue repliche. La procura di Roma apre un fascicolo per violazione del segreto istruttorio. Il ministro guardasigilli Andrea Orlando avvia, tramite l’ispettorato generale del ministero, «accertamenti preliminari». Nel mirino non c’è tanto la testata responsabile della pubblicazione quanto la procura dalla quale è partita la soffiata, e non ci vuole molto a ipotizzare che l’obiettivo sia il pm Henry John Woodcock. La disposizione di un’ispezione nella procura di Napoli, nei prossimi giorni, non sarebbe sorprendente.

L’occasione è ghiotta. L’inchiesta di Woodcock è piena di falle. L’intercettazione non getta ombre su Renzi che può anzi lamentare una persecuzione dei congiunti per colpire lui: «Delle volte mi domando se tutto questo dolore abbia un senso. Se sia giusto far pagare a chi ti sta vicino il fatto che ci sia gente che farebbe di tutto per vedermi politicamente morto. Forse alla fine per migliorare la vita degli altri si finisce per peggiorare quella di chi ti sta accanto».

La faccenda, infine, rischia di oscurare quella che coinvolge Maria Elena Boschi. Lì il contropiede non è possibile. L’unica è calare una coltre di silenzio fingendo che l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni non abbia di fatto confermato le rivelazioni di Ferruccio De Bortoli. È la linea del Pd, del governo e da ieri del premier Gentiloni, che sfoderando una faccia di bronzo tale da destare qualche invidia persino in Matteo Renzi ha chiuso la faccenda concludendo che «Boschi ha già ampiamente chiarito, non ci sono novità e comunque non ci sono implicazioni per il governo». Non c’è dubbio che lo spostamento dei riflettori su una vicenda molto meno chiara come quella dell’intercettazione Renzi dia una mano a chi vuol far dimenticare tutto quanto riguarda Banca Etruria al più presto.

Quanto a Renzi, non gli pare vero di potersi calare nella parte ambìta della vittima e dell’eroe etico pronto a sacrificare tutto, inclusi gli affetti più cari, sull’altare della verità e della giustizia. È vero che Tiziano nega l’incontro con Romeo al ristorante però non al bar. Ma quel che conta è che Renzi, con la sua insistenza nel chiedere al padre di dire al pm «tutta la verità», ci fa una bella figura e l’uomo non è tale da farsi sfuggire l’occasione. Tanto più che le opposizioni stavolta non affondano i denti. M5S attacca, ma la destra frena. Si scaglia anzi contro «la gogna mediatica che deve finire una volta per tutte». Per il Nazareno è musica celestiale.

Renzi parte con un lungo post su Facebook e prosegue, sempre su Fb, con un filo diretto. Assicura che le intercettazioni pubblicate «politicamente mi fanno un regalo», dal momento che «ribadiscono la mia serietà». Però, «umanamente invece mi feriscono, perché in quella telefonata sono molto duro con mio padre».

Contenuto, ma solo in apparenza, anche l’attacco alle intercettazioni: «La pubblicazione è come sempre illegittima,l’ennesima dimostrazione di rapporti particolari tra alcune procure e alcune redazioni». Poi però rincara: «Chi ha sbagliato pagherà. Spero che valga anche per chi, tra i giornalisti, ha scambiato la ricerca della verità per una caccia all’uomo che lascia senza parole». Più tardi insisterà: la pubblicazione «è vergognosa, illegittima e viola le norme: sono curioso di sapere perché qualcuno sta violando la legalità e non siamo noi». Suona come una dichiarazione di guerra e probabilmente lo è.

Il punto dolente è che nell’intercettazione il segretario del Pd sembra certo delle responsabilità del padre. Buona parte della sua giornata su Fb è dedicata a smontare quella «impressione»: «Alla fine della telefonata sussurro a un caro amico: mio padre non ha fatto niente. Questa storia puzza». Fragilina, ma tant’è.

Ma alla fine di una giornata campale gli umori non sono radiosi. Restano le zone d’ombra di quella intercettazione, resta il caso Boschi ancora tutto da chiarire. Soprattutto resta la paura che l’intercettazione di ieri sia solo la prima di una lunga serie.