Prima l’ormai consueta sfilza di offese come «non vali niente». Poi la cacciata. O meglio, l’invito a lasciare il movimento fatto però con toni che non ammettono repliche. Non è passata neanche una settimana da quando i due parlamentari pugliesi Alessandro Furnari e Vincenza Labriola hanno lasciato il gruppo, ed ecco che nel M5S scoppia un nuovo caso. Questa volta nel mirino finisce la senatrice Adele Gambaro, colpevole di aver criticato Beppe Grillo per l’esito delle amministrative. «Due comuni al M5S non sono un successo, ma una debacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse», dice la senatrice a SkyTg24 esplicitando un sentimento di delusione che forse nel gruppo non è solo suo. «Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi soprattutto quelli contro il parlamento – aggiunge -. Mi chiedo come possa parlare male del parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e a osservare di più. Il problema del movimento è Beppe Grillo».

In una qualsiasi altro partito o movimento le sue parole avrebbero suscitato qualche critica, magari anche pesante, ma niente di più. In fondo la senatrice non fa altro che registrare il secondo flop elettorale avuto dal M5S nel giro di poche settimane. E in particolare in Sicilia dove solo otto mesi fa il movimento celebrava il successo come primo partito della regione, mentre adesso riesce ad arrivare al ballottaggio solo a Ragusa.

Grillo, però, non apprezza. La prima reazione è, in apparenza, pacata. Il leader riporta le parole della Gambaro sul suo sito e poi lancia un referendum: «Sono io il problema?». In pochi minuti riceve una valanga di risposte, la stragrande maggioranza delle quali di solidarietà nei suoi confronti. Un risultato che lo spinge a forzare la mano. Il passo successivo è infatti una vera e propria scomunica nei confronti di chi ha osato criticarlo: «La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso Movimento 5 Stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S». Una manciata di minuti e il comico rincara la dose, accusando la Gambaro di volersi solo «assicurare un posto al sole» e per questo «non vale niente».

Possibile reagire in questo modo, offendendo una persona solo per aver espresso una critica? «Non si tratta di essere o meno offensivi, ma se è possibile lavorare insieme oppure no», dice il senatore Franco Campanella. Neanche a lui sono piaciute le esternazioni di Grillo sul parlamento e non si è fatto problemi nel dirlo, ma la reazione del leader lo ha sorpreso: «Un problema c’è, e sarebbe stupido non ammetterlo – prosegue -. E’ la prima volta che Grillo si esprimere in questi termini nei confronti di un parlamentare. E’ una reazione inusitata».

La maggioranza dei parlamentari pentastellati si schiera con Grillo, anche coloro che, pure, in passato sono stati critici verso di lui. Come Walter Rizzetto che su facebook scrive: «La domanda ’sono io il problema?’ posta da Beppe Grillo riceve una mia risposta: «’è superfluo, il problema non sei assolutamente tu’». Oppure Mara Mucci: «Il problema non è Grillo. Semmai c’è un problema di comunicazione generale del Movimento e dei media nei nostri confronti». Ancora più schierati i fedelissimi come il neocapogruppo alla Camera Riccardo Nuti («Il M5S è Beppe e Beppe è il M5S») o Alessandro Di Battista che, replicando su alla Gambaro, dice: «Abbiamo tanti nemici all’esterno, ma da sempre il vero pericolo è all’interno».

Una grana per Nicola Morra, eletto proprio ieri capogruppo al Senato al posto di Vito Crimi (elezione che, tra l’altro, ha spaccato pentastellati con 24 voti a favore di Morra – fedelissimo di grillo – e 22 per Alberto Orellana, più vicino ai dissidenti). Grillo infatti può scomunicare, ma non può decidere l’espulsione di un parlamentare, decisione che spetta al gruppo. Che farà Morra? «Vorrei ragionare con tutti gli altri, valuteremo insieme il da farsi», spiega. Sull’argomento, però, la Rete si agita: «Queste sono purghe, né più né meno! Epurazione del dissenso», avverte “Z x Zolfo”.