Geniali e spiazzanti – come al solito – Andrew Van Wyngarden e Ben Goldwasser escono da una pausa di quasi cinque anni, per regalare ai fan un quarto album positivo quanto ispirato. La matrice è sempre quella psichedelica, ma pensata per il secondo millennio quindi ricca di elettronica e sample: «Mentre registravamo l’altro disco – hanno spiegato – ci immaginavamo al lavoro su un progetto di canzoni pop». E così è stato anche se il titolo – una piccola età buia – dice il contrario, il duo gioca con ritornelli azzeccati, voci robotiche attingendo ispirazione anche dai vecchi vinili dei Pink Floyd.