Mentre l’uscita di James Bond: No Time to Die – come una chimera di tempi migliori, cinematograficamente parlando – continua a slittare verso il futuro (adesso è prevista per aprile) il «Wall Street Journal» anticipa che lo studio dei Rocky, dei Pink Panther e di James Bond starebbe attivamente esplorando la vendita. La Mgm non ha rilasciato dichiarazioni di conferma dell’indiscrezione ma, secondo il quotidiano finanziario, la Major del leone ruggente avrebbe assoldato le banche d’investimento Morgan Stanley e Lion Tree Advisors per assisterla nelle trattative di cessione delle sue proprietà, costituite per la maggior parte da un archivio di circa quattromila titoli di cui fanno parte oltre alle franchise di sopra anche successi come Robocop, Il silenzio degli innocenti e l’intera library dell’indie di qualità Orion.

Voci di una possibile vendita circolano da tempo (tra le Major storiche la MGM è stata la prima a scorporare la proprietà dello studio da quella fisica del lot e dei suoi teatri di posa di Culver City -venduti all’inizio degli anni Settanta, dopo il takeover dell’armatore armeno Kirk Kerkorian). Lo studio aveva dichiarato bancarotta nel 2010, finendo sotto il controllo di un pool di hedge fund di Wall Street: Anchorage, Highland Capital Partners, Davidson Kempner Capital e Owl Creek Investements che lo controlla tuttora ma che, non soddisfatto dei profitti, vorrebbe liberarsene.

SOLO LA PRIMAVERA scorsa, voci credibili davano la Apple come un acquirente quasi sicuro. Una possibilità plausibile tuttora visto che tra le grosse piattaforme streaming, quella della compagnia di Tim Cook, Apple+, è l’unica a non possedere la vasta riserva di contenuto che può offrire l’archivio di uno studio. Tra gli altri compratori eventuali, il «Los Angeles Times» indica anche Amazon – il che sarebbe un’ironia del destino visto che Jeff Bezos ha installato i suoi Amazon Studios esattamente in parte delle proprietà di Culver City che un tempo erano della Mgm.