Per ironia della sorte i neon che corrono sul soffitto della sala conferenze dell’hotel dove Giovanni Castellucci e Fabio Cerchiai hanno risposto alle domande dei giornalisti sembrano le strisce tratteggiate di una strada a tripla corsia. Pareti bianco ghiaccio e luce gelida. Come gelida, nonostante l’utilizzo spasmodico di parole come strazio, dolore, ferite, è la dimostrazione di cordoglio che i dirigenti di Autostrade hanno rivolto alle famiglie delle vittime e alla popolazione colpita dalla tragedia di Ponte Morandi. «Non siamo riusciti a far sentire ai genovesi la nostra presenza in questi giorni – dice Castellucci – e ce ne scusiamo». Non chiede scusa, però, per quanto accaduto. «You apologize when you feel responsible», risponde Castellucci a un inviato inglese di Sky. E dopo parecchi giri di parole, la semplicità della lingua straniera chiarisce che l’azienda non ha alcuna intenzione di procedere con un’ammissione di colpa.

L’ad di Autostrade per l’Italia ieri era tra le 6000 persone che hanno partecipato ai funerali di Stato. Non manca infatti di citare più volte l’omelia del cardinale Bagnasco. Eppure nessuno ha visto il manager. L’ipotesi è che abbia assistito alla cerimonia da un angolo defilato del padiglione Jean Nouvel per evitare possibili disordini. Perché i sentimenti popolari nei confronti dell’azienda sotto attacco del governo sono accesi. Nella hall dell’albergo a 4 stelle dove si svolge la conferenza stampa una coppia di turisti osserva la confusione di telecamere e microfoni. Quando scoprono di che cosa si tratti si lasciano andare a una smorfia di fastidio. «Fategliela pagare», dice la donna. Pagare, pagheranno. «Parlare di cifre mi pare riduttivo – afferma Giovanni Castellucci – ma si fa presto a fare i conti e ad arrivare a mezzo miliardo». Che comprenderanno gli indennizzi agli sfollati, la sistemazione della viabilità alternativa temporanea e i costi per la demolizione di ponte e case e soprattutto la ricostruzione di un nuovo viadotto. «In otto mesi, di cui tre per le demolizioni, oltre al necessario iter autorizzativo». Autostrade assicura anche di essere intenzionata a realizzare l’infrastruttura che permetterà a Genova di non sprofondare anche se il governo dovesse revocare le concessioni? Castellucci beve un lungo sorso d’acqua e poi ribadisce: «Siamo determinati a fare il ponte, punto».

Nei 500 milioni preventivati, casualmente la stessa cifra di cui nei giorni scorsi ha parlato Matteo Salvini, non sono conteggiati i soldi che saranno versati come risarcimento alle famiglie delle vittime. Questo passaggio è difficile da cogliere, come altri, in una conferenza stampa dove le informazioni restano piuttosto approssimative, anche per quanto riguarda le ipotesi relative alle cause del crollo. Stralli che cedono, black out nelle immagini delle telecamere, informazioni relative allo stato della struttura. Il presidente e l’amministratore delegato di Autostrade ribadiscono le versioni già fornite, assicurano che «il ponte non era pericoloso» e che per sapere che cosa è accaduto saranno necessari i rilievi tecnici e le indagini della magistratura. In fondo alla sala, dietro il muro di video-operatori e di cronisti, compare a un tratto Stefano Marigliani, direttore del tronco genovese di Autostrade ascolta in silenzio. Poco dopo, con tanti interrogativi che restano aperti, la conferenza stampa si conclude. Giovanni Castellucci e Fabio Cerchiai hanno un’importante riunione. Si apre un’uscita secondaria e i due si dileguano nel buio di un’intercapedine.