Gli stivali sul terreno yemenita li ha mezzo Golfo: la guerra è regionale. Il Qatar, dopo Emirati arabi e Arabia saudita, ha inviato mille soldati a Maareb, insieme a 200 veicoli blindati e 30 elicotteri Apache. Il dispiegamento – dicono fonti qatariote – segue all’uccisione, venerdì, di 60 soldati (45 emiratini, 10 sauditi e 5 del Bahrain) delle petromonarchie del Golfo in un attacco missilistico del movimento ribelle Houthi. In realtà, l’obiettivo è ben più radicato: non una mera rappresaglia quanto la volontà di spezzare definitivamente una resistenza, quella Houthi, che da un anno regge alle operazioni militari dei vicini.

Una rappresaglia immediata c’è stata: domenica una violenta serie di raid – tra le più intense da fine marzo – ha provocato decine di morti. I jet della coalizione hanno colpito i dintorni del complesso presidenziale, le basi militari di Nahdain e Fajj Attan e le sedi delle forze militari Houthi nella capitale. Ma, secondo testimoni, hanno centrato anche una scuola e alcuni ristoranti, uccidendo 17 persone tra cui studenti che davano gli esami. Altri 20 morti nel governatorato di Al Jawf, 27 nella provincia di Baida e 3 nella città di Mukayris, mentre sabato 27 membri di due famiglie sono stati uccisi da raid sauditi su Sana’a.

Vittime che si aggiungono ai 4.500 morti del conflitto, numeri raccolti da fonti mediche e associazioni sul posto, in contrasto con i 2mila registrati dalle Nazioni Unite. Si aggiungono al milione di sfollati e ai 21 milioni di civili che necessitano di aiuti. Per loro c’è la risposta della famiglia Saud che prima bombarda e poi sigla accordi con l’Onu per la protezione della popolazione: il King Salman Humanitarian Aid and Relief Center avvierà tre progetti per un costo totale di 60 milioni di dollari per sostenere i contadini yemeniti, fornire supporto psicologico alle vittime, ridurre la mortalità infantile.

Parliamo dello stesso paese che è causa scatenante dei problemi che, con arroganza, dice di voler risolvere e che impone da mesi il blocco navale e aereo sullo Yemen impedendo la distribuzione degli aiuti.