Mezzi fermi e traffico in tilt. Lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale ieri ha provocato disagi in tutte le città. A Milano, dove si sono fermate tutte le quattro linee della metropolitana, poteva andare anche peggio. Il Comune ha permesso la circolazione gratuita nel centro mentre in circonvallazione si sono formate code nelle ore di punta. A Roma, dove invece non ha viaggiato una metropolitana su due, per tutta la giornata è stato difficilissimo spostarsi. E’ così tutti i giorni, figuriamoci quando c’è sciopero. L’adesione è stata alta in tutta Italia: ha superato quasi ovunque il 50% con punte oltre il 90%, almeno stando ai dati forniti dai sindacati. Per le associazioni datoriali Asstra e Anav invece i livelli di adesione sarebbero calati. Magari perché come a Genova non ci si può più permettere di incrociare le braccia e bisogna pagare le multe punitive per lo sciopero che bloccò la città lo scorso novembre.
Ma con chi se la devono prendere i cittadini che ieri sono rimasto a piedi? Con i lavoratori o con chi non rinnova il loro contratto da sette anni? Il trasporto pubblico locale è un servizio essenziale soprattutto per chi ha meno soldi ed è indispensabile per fare respirare le città soffocate dallo smog. Eppure in Italia è sempre più in crisi con situazioni molto diverse da città a città. Lo stato taglia i fondi agli enti locali che a loro volta non hanno più risorse per finanziare i trasporti e così molte aziende di trasporto rischiano il fallimento. Senza parlare degli sprechi, del malaffare (basti pensare agli scandali dell’Atac) e dei privati che in questo degrado non perdono l’occasione per cercare di fare profitto sicuro finanziato da risorse pubbliche e da chi paga il biglietto sempre più a caro prezzo. E così il ricatto nei confronti dei lavoratori è servito. Le associazioni datoriali Asstra e Enav si lamentano dei tagli operati dagli enti pubblici, paventano prossimi fallimenti e pretendono più produttività e flessibilità senza aumento del costo del lavoro. “E’ in gioco il mantenimento del posto prima ancora che un aumento in busta paga”, ha precisato Asstra. Le due associazioni datoriali ieri si sono scagliate contro i lavoratori e hanno strizzato l’occhio ai “cittadini ancora una volta ostaggi inermi di un rituale sindacale datato”. Poi hanno pregato il nuovo governo di “fare un piccolo miracolo”: trasformare in realtà lo “sciopero virtuale”.
In realtà l’esecutivo dovrà fare un grande miracolo: riformare tutto il sistema e chiudere finalmente la vertenza sindacale. Il ministro Lupi dopo l’ennesimo fallimento ha detto che fisserà un ulteriore incontro tra le parti per tentare di sbloccare l’interminabile trattativa insieme al ministro del lavoro Poletti. Ieri il viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini (Psi) ha annunciato finanziamenti per le regioni. I sindacati chiedono che il governo a questo punto faccia uno scatto di reni. “Il quadro degli interventi pubblici è in forte riduzione – ha detto Salvatore Ottonelli, segretario della Uiltrasporti – e le responsabilità sono equamente distribuite fra aziende e istituzioni”. Per Annamaria Furlan della Cisl “se le aziende di trasporto pubblico locale stanno fallendo è soprattutto grazie al sistema del quale loro sono la parte più importante”, mentre il segretario della Fit Cisl Giovanni Luciano si è chiesto perché a pagare siano sempre i lavoratori e i cittadini mentre le aziende di Asstra e Anav anche ieri si sono prese i contributi degli enti pubblici.