Tokyo è ancora un passo avanti, nonostante la crisi, e guarda pure al futuro. Strade, vicoli, incroci e grattacieli già da oltre un mese sono illuminati di luci al led natalizie blu e bianche che non risparmiano siepi, tronchi d’alberi e lampioni sui marciapiedi. E come se non bastasse, appena uno pensa che più di così non si può, ecco che deve presto ricredersi davanti alla magia dell’installazione sponsorizzata dalla compagnia aerea Emirates, che anche quest’anno ha trasformato il parco di Roppongi Midtown, cuore pulsante della moda e del design, in una distesa di lucciole, fiori e serpenti luminosi.
Uno spettacolo mozzafiato, anche per il fiume umano che inevitabilmente si riversa in assalto e che incredibilmente ordinato scorre intorno sotto la guida e i bastoni (luminosi anche questi) di attenti addetti al traffico. Poco più in là, da una via più larga che attraversa il quartiere, spicca un gigantesco albero di Natale, lo Skytree, la nuova torre di Tokyo che sfida la Cina: 634 metri di lampadine multicolore che proiettano sulla città a caratteri cubitali il numero 2020, l’anno della nuova meta olimpica e il futuro a cui il Giappone guarda con entusiasmo, pur cercando compromessi non facili tra budget ristretti e nomi risonanti dell’architettura, come quello di Zaha Hadid che firmerà il nuovo stadio olimpico, già ridotto in dimensione rispetto al piano originale presentato.
L’anno del cavallo, il 2014, si capisce è solo di passaggio. E anche il pensiero di grandi opere architettoniche come questa sembra essere cosa vecchia. I leader del design e dell’architettura, con in testa Hara Ken’ya, guardano infatti altrove con ironia e libertà, spostando lo sguardo sul quattro zampe più umanizzato tra i compagni della vita contemporanea, il cane.
Architecture for dogs
è il titolo del progetto concepito oltre una decina di anni fa dal designer Hara e presentato presso la galleria MA nel palazzo del marchio di sanitari TOTO di Roppongi in questi giorni. Una sfida alla libertà creativa, lanciata ai grandi nomi come al pubblico generico, per la creazione di spazi, contenitori, costruzioni e strutture alternativi sotto il segno della perfezione e della funzionalità che identificano il design.

Kazuyo Seijima, direttrice della dodicesima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia nel 2010, ha creato nello specifico per il Bichon Frise una soffice cuccia bianca simile al suo pelo morbido e compatto. Una forma rotondeggiante irregolare in MDF cava all’interno, dove il Bichon può entrare, e ricoperta esternamente di riccioli di tessuto sopra i quali può riposare quasi mimetizzandosi.
Shigeru Ban, architetto noto per le sue creazioni ecologiche ed essenziali di carta e cartone, ha proposto invece di riciclare i classici tubi di carta dei rotoli di pellicola per cibi nella creazione di un percorso «Papier Papillon», fatto di piccole pareti mobili ondulate di tubi uniti verticalmente attraverso cui il cane Papillon può passeggiare e divertirsi: una delle infinite applicazioni di questo modulo strutturale che può diventare sedia, letto, panca, tavolo, amaca come Shigeru ha già dimostrato nelle sue architetture per umani.

Il grande cane Shiba, la razza giapponese per eccellenza, potrà godere d’ora in avanti durante le sue passeggiate nelle condizioni atmosferiche più critiche e in età avanzata della raffinata «casa mobile» inventata dal maestro Toyo Ito: un intreccio di listelli di bambù, con morbidi cuscini sul fondo, capottina pieghevole e 4 ruote simile nella forma a una vecchia culla per neonati. Mentre per il piccolo Teacup poodle è Hara ad aver pensato il «D-Tunnel» una scalinata in legno ridotta in proporzione per adattarsi alle dimensioni di questo cane che potrà così guardare il suo padrone direttamente negli occhi. Ma c’è anche la casa fluttuante di carta, un cono appeso senza pareti di Haruka Misawa, sotto cui l’elegante Terrier trova riparo; la seduta fatta con una struttura coperta con la maglia del padrone per l’affezionato cane da caccia Jack Russel Terrier; lo specchio da toletta con luci «Paramount» a cui il vanitoso barboncino può accedere attraverso un tappeto rosso; la casa a dondolo per l’ozioso Beagle.
In tutto, tredici progetti che ripensano, in modo spiritoso ma anche come mezzo di riflessione sull’utenza degli spazi architettonici, le proporzioni del vivere, adattandole in una sorta di processo montessoriano ai piccoli amici, in questo caso i cani. Coadiuvati da schede tecniche con disegni, misure e materiali scaricabili dal sito web destinato «architecturefordogs.com» tutti i pezzi sono pensati affinché chiunque possa costruirseli in casa, mentre il sito diventa portale di accesso attivo per la condivisione di proposte, schizzi e progetti di tutti quelli che vogliono quotidianamente caricarli.

Dopo l’innovativa esposizione House Vision organizzata nella primavera scorsa sempre da Hara con i più importanti marchi della tecnologia, dell’automobilismo, dell’architettura e del design giapponesi per ripensare la città e dopo il grande simposio internazionale promosso dalla Mori Foundation nell’avveniristico grattacielo di Roppongi Hills con il titolo Future cities, è evidente che il concetto di città e di abitare non ruota più solo intorno alla «grandezza» umana, ma cerca sempre più confronto con altre dimensioni e modalità di vivere. È altresì forse il caso di dire che in un momento storico e sociale di grande sfiducia nelle facoltà umane sempre più si cerca conforto nella lealtà dell’amico cane, da sempre fidato, silenzioso, obbediente e oggi sempre più umanizzato e viziato.
Se ancora qualcuno fosse in ritardo col regalo di Natale o fosse incerto su come riempire la calza della Befana di un umano amante dei cani o del proprio cane amato è certo che, oltre all’osso di carbone, il kit componibile proposto dalla metropoli orientale quest’anno è imbattibile in originalità, qualità ed avanguardia.