È un antidoto. Scrivere prendendo a prestito vite vere, lasciare da parte il «personaggio» e raccontare persone. E un antidoto contro ciò è diventata la pratica della scrittura letteraria. Se domina incontrastato il paradigma dello storytelling che omogenizza tutto in un unico testo in cui si perdono differenze di linguaggio e di senso, e persino rifarsi a temi di segno politico o genericamente civile diventa un espediente furbesco per catturare lettori a discapito di ogni ricerca autentica, allora sì… meglio rinunciare ai personaggi e scegliere le persone.

UN ANTIDOTO contro l’ingabbiamento della pratica letteraria nelle logiche del business editoriale e del marketing. È un torrente carsico quello che va in questa direzione. Si ramifica in mille rivoli. Tra i quali un testo che la casa editrice Il Maestrale ha appena mandato in libreria: Hotel Nord America (pp. 302, euro 18). Il suo autore, Giacomo Mameli, è un giornalista. Prima di Hotel Nord America ha scritto altri quattro libri: La ghianda è una ciliegia e La chiave dello zucchero raccontano la seconda guerra mondiale attraverso il ricordo di testimoni diretti partiti per il fronte dai luoghi più remoti della Sardegna; Il forno e la sirena raccoglie la voce di due sopravvissuti sardi che ricostruiscono la memoria, rispettivamente, dei campi di concentramento nazisti e il calvario di morte a Cagliari sotto le bombe americane nel 1943; Le ragazze sono partite mette insieme le testimonianze di giovani sarde che, a partire dal secondo dopoguerra, sono andate via dall’isola a centinaia per fare le domestiche nelle case di famiglie romane o milanesi.

UNA DONNA, Ida Naldini, è anche la protagonista di Hotel Nord America. Subito dopo il diploma, nel giugno del 1939, alla scuola di formazione per ostetriche dell’università di Bologna, insieme con tutte le altre allieve del suo corso Ida viene spedita dal regime mussoliniano in Sardegna. Partono come tante soldatine, per adempiere al dovere che il Duce indica loro di combattere la mortalità infantile. Da Civitavecchia arrivano a Olbia e da lì a Nuoro. Dall’Hotel Nord America, dove vengono ospitate per qualche giorno, vengono poi «smistate» negli angoli più lontani della provincia, isola di un’isola.

A IDA, che viene da Marradi, in Toscana, dove il padre antifascista fa il ferroviere, tocca Perdasdefogu, il piccolo paese dell’Ogliastra dove Mameli è nato nel 1941. Ci resterà per tutta la vita: sposa un sardo, impara la lingua, diventa parte della comunità, fa nascere, nel corso dei decenni, 1842 bambine e bambini.
Dalla fame del secondo dopoguerra agli anni dell’ingresso dell’isola nella modernità, che a Perdasdefogu significa servitù militare: la costruzione nelle campagne intorno al paese della base di Quirra, la più grande d’Europa. Sino al 1979, l’anno in cui Ida, giunta al termine del suo viaggio, decide di tornare all’Hotel Nord America, un pellegrinaggio della memoria.

Con la storia di Ida, ricostruita attraverso testimonianze dei compaesani più anziani, Mameli racconta quarant’anni della storia della Sardegna e d’Italia dando voce, come sempre nei suoi libri, agli ultimi, ai marginali, a un universo che il mondo grande e terribile trascina nelle sue logiche di dominio senza mediazioni, senza tante spiegazioni. A suo modo, però, questo universo povero, questo universo paesano, lotta per non farsi cancellare. E lo fa creando intorno alla vita nuda, alla vita che nasce e alla persistenza di un senso di comunità alieno ai codici del dominio, uno spazio di cura non scalfibile. Ida, la levatrice, è una splendida resistente.