Ancora la parola rottura non viene usata. Ma sul contratto dei metalmeccanici le divisioni permangono con Fim e Uilm che annunciano di iniziare a lavorare ad una loro piattaforma, rifiutandosi di fissare un altro incontro con la Fiom.

Ieri pomeriggio a Corso Trieste 36 è andato in scena l’ennesimo incontro infruttuso fra i tre segretari generali di Fim, Fiom e Uilm. I coinquilini del palazzo dove il centralinista – ma solo lui – risponde Flm (la federazione unitaria dei metalmeccanici) hanno cercato di trovare la quadra per varare se non una piattaforma unitaria, almeno tre piattaforme convergenti.
La proposta – una svolta vera e propria – era stata lanciata dalla Uilm. Che, consapevole della necessità «di non dividersi davanti alla sfida di un contratto nazionale molto complicato», si era prefissa l’obiettivo di non ripetere l’esperienza del contratto separato.

«Noi iniziamo ad elaborare la piattaforma rivendicativa da presentare a Federmeccanica entro il mese di luglio. Poi vedremo se sono possibili eventuali convergenze con altri», commenta senza chiudere del tutto la porta il segretario generale Uilm Rocco Palombella. «Occorre ammettere – dichiara sconfortato Palombella – che il confronto comune non ha fatto passi avanti verso un’unica piattaforma comune. Per amor di verità questo giudizio è determinato proprio dall’atteggiamento attendista della Fiom che, a mio parere, è ferma al punto di partenza dell’inizio primavera. E così non va, perchè se siamo intenzionati a voler rinnovare il contratto è ora il tempo di fare chiarezza tra noi e nei confronti dei lavoratori».

Landini al tavolo ha chiesto agli altri due segretari di attendere il comitato centrale della Fiom già convocato per lunedì prossimo (15 giugno) per riconvocarsi. Ma Uilm e soprattutto Fim hanno bocciato la proposta. «Ci auguravamo – commenta il segretario generale della Fim Marco Bentivogli – che quest’ulteriore tentativo servisse a far recuperare maggiore spirito di pragmatismo e concretezza alla Fiom che anche questa sera, purtroppo, non abbiamo riscontrato. Ci rammarichiamo che neanche quello, che si preannuncia come il contratto più difficile della storia della categoria, abbia spinto la Fiom ad abbandonare velleitarismi politici per ricercare l’unità dei metalmeccanici», prevede.

Lo scoglio principale è quello della democrazia. La Fiom da sempre chiede che piattaforme e contratti siano fatti votare dai lavoratori e che l’esito sia vincolante. Fim e Uilm considerano invece non necessario questo passaggio sostenendo che per validare i contratti aziendali basta la maggioranza degli Rsu o Rsa.