Qualcosa si muove nella produzione manifatturiera italiana. Ma il cuore del comparto, quello metalmeccanico, continua a soffrire. Anche se l’ultimo trimestre del 2014 segnala quantomeno un’attenuazione della recessione. L’analisi dell’Istat sull’industria, e l’indagine congiunturale di Federmeccanica sul proprio settore di riferimento, disegnano un quadro meno fosco del passato. Ma è vietato illudersi: rispetto al 2013, il fatturato industriale italiano nel 2014 ha segnato un microscopico aumento dello 0,1%, con l’ennesima flessione sul mercato interno (-1,2%) controbilanciata da un incremento del 2,9% su quello estero.
Invece l’unico segno positivo del settore metalmeccanico è quello del quarto trimestre del 2014, con una produzione aumentata dell’1,2% rispetto al terzo trimestre. Il tutto in uno scenario che resta assai problematico, visto che nel complesso la produzione metalmeccanica nel 2014 è diminuita dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Una variazione negativa che va a sommarsi al -3,0% del 2013, al -7,0% del 2012, e agli altri risultati negativi degli anni precedenti. Tanto che i volumi prodotti lo scorso anno sono inferiori addirittura del 31,4% rispetto a quelli ante 2008.
Non è stata dunque la metalmeccanica a trainare l’industria manifatturiera italiana, tornata in segno positivo – dopo due anni di profondo rosso – grazie soprattutto al made in Italy dell’agroalimentare, del tessile e abbigliamento, e delle apparecchiature elettriche. A far sperare in un 2015 migliore sono i dati congiunturali, visto che a dicembre il fatturato è salito dello 0,8% sul mercato interno e del 2,8% all’estero, e soprattutto gli ordinativi: dopo due anni anche in questo caso desolanti, il 2014 si è chiuso con un aumento dell’1,1%, grazie agli ordini dall’estero (+3,9%).
Sul punto, l’Istat rileva che non si registrava una crescita così forte da oltre cinque anni. Ben diverso il clima nella metalmeccanica. Nel quarto trimestre del 2014 (grazie a dicembre) la produzione è aumentata dell’1,2% rispetto al terzo trimestre, ma con il segno meno (-1,2%) nel confronto con il quarto trimestre 2013. Unica consolazione per Federmeccanica, la parziale ripresa delle esportazioni nella seconda metà del 2014. Da segnalare peraltro l’estrema redditività del comparto: nonostante il -0,8% di produzione del 2014, il saldo dell’interscambio con l’estero ha raggiunto i 57 miliardi. Come è da segnalare l’arroganza dei vertici di Federmeccanica: «Oggi ci sono i decreti delegati sul jobs act – ha detto il direttore generale Stefano Franchi – ci auguriamo che il governo confermi il passo e ce ne siano anche altri. Perché secondo noi il contratto a tutele crescenti deve essere applicato a tutti i lavoratori, anche quelli già assunti. Inoltre riteniamo non ci sia senso logico nel distinguere tra fattispecie di licenziamento individuale e collettivo».