I ritorni e i revival sono all’ordine del giorno: i tentativi di verniciare a nuovo glorie musicali, cinematografiche e letterarie occupano ormai un certo spazio nella cronaca quotidiana. Spesso si tratta di operazioni commerciali con poca sostanza, ma se cerchiamo con cura troveremo anche delle eccezioni interessanti. Una di queste è il ritorno di Métal Hurlant, una delle riviste di fumetti più stimolanti e innovative del secolo scorso, che è appena riemersa dopo molti anni di silenzio.
Métal Hurlant viene fondata a Parigi nel 1974 da un quartetto di lucidi visionari, tutti sulla trentina. Jean-Pierre Dionnet è uno sceneggiatore innamorato di rock e fantascienza. Come lui, i disegnatori Philippe Druillet e Jean Giraud (poi meglio noto come Moebius) hanno già collaborato con Pilote, la rivista di fumetti fondata nel 1959 da un gruppo che comprende Albert Uderzo e René Goscinny, creatori di Asterix. Completa il gruppo Bernard Farkas, un contabile appassionato di fumetti. La nuova rivista non è una pubblicazione isolata, ma la punta emergente di un progetto ambizioso: Les Humanoïdes Associés, una casa editrice concentrata sulla fantascienza, un genere che all’epoca trova poco spazio nella nona arte.

PER ADULTI
Il primo numero di Métal Hurlant compare in edicola nel gennaio del 1975. Sulla copertina disegnata da Moebius si legge «Riservato agli adulti». La nuova rivista trimestrale colpisce il lettore come una lama affilata: grandi disegni, colori sgargianti, luoghi onirici e spaventosi, creature mostruose dove si fondono uomini, robot e animali. In un simile contesto non può mancare il sesso, che comunque viene trattato con gusto e misura. Soggetti, testi e disegni sono liberi da ogni vincolo: l’unica regola è l’originalità.
È ancora viva l’onda lunga del Sessantotto, che ha inciso anche sul fumetto francofono, innescando un grande rinnovamento: nel 1969 sono nati i Cahiers de la bande dessinée, seguiti da L’écho des savanes (1972), mentre nel 1978 arriverà À suivre.
Métal Hurlant si inserisce in questo panorama con una ricetta originale, nella quale la fantascienza e il richiamo estetico al rock giocano un ruolo centrale. Il trimestrale nasce come pubblicazione di nicchia, ma in poco tempo questa nicchia si allarga evitando le secche della marginalità. In breve tempo si raccolgono attorno alla rivista molti disegnatori prestigiosi: Jean-Claude Forest, creatore di Barbarella; gli americani Vaughn Bodé, Richard Corben e Frank Frazetta; Chantal Montellier, all’epoca unica disegnatrice francese in un ambiente egemonizzato da uomini; autori italiani e sudamericani. Moebius pubblica fra l’altro Arzach, una serie senza dialoghi dove il protagonista cambia nome ogni volta (Arzak, Harzak ecc.).
Philippe Druillet realizza le storie di Lone Sloane, fuorilegge interstellare, ambientate in scenari maestosi e terrificanti.
A questi nomi consolidati si affiancano giovani talenti, fra i quali spicca Enki Bilal, che inizia a collaborare nel numero 11 con la storia Exterminateur 17. Gli articoli sulla musica rock sono firmati da Jean-Pierre Dionnet, Philippe Manoeuvre (poi caporedattore di Rock & Folk) e molti altri giornalisti. Il risultato è un mosaico ricchissimo, un tessuto nel quale si intrecciano fili di mille colori.

TRADOTTA NEGLI USA
Métal Hurlant è l’unica rivista di fumetti europea che viene tradotta negli Stati Uniti: il suo alter ego transatlantico, Heavy Metal, vede la luce nel 1977. Il materiale tradotto viene integrato da nuove storie, con ampio spazio per gli autori americani e una componente erotica più marcata. Mentre la rivista americana verrà pubblicata fino ai nostri giorni, la versione originale di Métal Hurlant cessa le pubblicazioni nel 1987. All’inizio del nuovo millennio si cerca più volte di farla rivivere, ma senza successo. L’ultimo numero vede la luce nel 2006. Un’edizione italiana viene pubblicata nella prima metà degli anni Ottanta. Una rivista autonoma, comunque influenzata dall’originale francese, è Epic Illustrated, pubblicata dalla Marvel Comics (1980-1986). Per una rivista dove l’immagine viene curata in modo maniacale il contatto col cinema è inevitabile. Il disegnatore Marc Caro, fra i primi collaboratori, lascia poi il fumetto per dedicarsi al cinema. La fantascienza rimane comunque la sua stella polare, come attestano molti dei suoi film, fra i quali La città perduta (1995) e Dante 01 (2008).
Nel 1979 Federico Fellini, grande cultore del fumetto, incontra Moebius: entrambi avvertono l’affinità che li unisce, confermata da un carteggio breve ma intenso. In realtà i due non collaboreranno mai, ma Fellini dà il nome di Moebius al mago del suo Casanova, interpretato da Mario Cencelli. Moebius collabora comunque con altri registi realizzando i disegni per vari film di fantascienza, come Alien (1979) e Il quinto elemento (1997).
La versione americana della rivista suscita l’interesse del mondo cinematografico. Nel 1981 Gerald Potterton realizza Métal Hurlant/Heavy Metal, un cartone animato ispirato alle storie della rivista francese e della sua versione americana. In anni più recenti il regista francese Guillermo Lubrano realizza Métal Hurlant Chronicles, una serie televisiva in due stagioni ispirata alle storie della rivista.

RISTAMPE E RACCOLTE
Nel nuovo secolo la rivista originale continua a circolare grazie a numerose ristampe e raccolte di vario tipo. Accanto a queste viene pubblicato il libro Métal Hurlant 1975-1987: La machine à rêver (Denoël, 2005), dove Gilles Poussin e Christian Marmonnier ricompongono certosinamente la sua storia. Un’impresa tutt’altro che facile, data l’incredibile quantità di idee, cervelli e matite che si sono intrecciati per realizzarla.
A queste pubblicazioni si aggiungono le mostre e gli spazi che le varie iniziative del settore, compreso il prestigioso festival del fumetto di Angoulême, dedicano alla rivista e al suo fermento creativo. Insomma, Métal Hurlant (al cui interno comparivano anche recensioni di musica e videogames) ha lasciato un segno profondo. A Parigi, intanto, sta entrando in azione l’uomo che raccoglierà questa eredità per proiettarla nel nuovo secolo. Si tratta di Vincent Bernière, che aveva soltanto sei anni quando uscì il primo numero della rivista.
Dopo gli studi universitari Bernière fonda Bang!, rivista a fumetti che dirigerà fino al 2008. Quindi inizia un percorso intenso e articolato, dove si alternano trasmissioni radiofoniche, mostre e iniziative editoriali (fra le quali spicca l’Anthologie de la bande dessinée de science-fiction, Huginn & Muninn, 2015).
Ormai affermato nel campo della nona arte, nel 2017 Bernière rilancia Les Cahiers de la bande dessinée, una delle riviste transalpine più autorevoli. Stimolato dal successo del crowdfunding che ha permesso la rinascita dei Cahiers, si sente ormai pronto per un’altra sfida: rilanciare Métal Hurlant. Fabrice Giger, titolare delle edizioni Les Humanoides Associés, accetta la sua proposta. Parte così un’altra campagna di crowdfunding, che anche in questo caso ottiene il successo auspicato. Métal Hurlant riprende le pubblicazioni il primo ottobre.
La nuova serie alterna storie originali a riedizioni di quelle comparse nella prima, in modo da unire vecchi e nuovi fan. Come nella rivista originale, nomi famosi (Brian Michael Bendis, Enki Bilal, Fabien Vehlmann) si alternano a nuovi talenti (Mathieu Bablet, Ugo Bienvenu). La veste editoriale è diversa da quella originale: un mook (ibrido di magazine e book, periodico a forma di libro) di 288 pagine, con 50 autori che si dividono fra i fumetti e gli articoli. Non viene venduta in edicola, ma in abbonamento e sulle principali piattaforme telematiche.
Oggi la fantascienza ha un volto completamente diverso da quello degli anni Settanta e Ottanta. Non propone più astronavi e guerre stellari, ma coincide quasi con la realtà, con quello che sarà fra un mese o fra un anno: «Il futuro è già domani» si legge sulla copertina di Ugo Bienvenu.