E’ successo tutto nel giro di qualche ora: qualche ora in cui l’emergenza idrica di Messina è passata da catastrofica a superata, qualche ora durante la quale lavori per i quali sarebbero stati necessari cinque giorni, sono stati ultimati nel giro di mezza giornata, qualche ora in cui si è consumato uno strappo istituzionale le cui conseguenze ancora nessuno ha esplorato a fondo.
La montagna che fino a ieri sera era drammaticamente instabile, rischiava di crollare su Calatabiano e impediva che nella condotta potesse essere immessa l’acqua per porre fine all’emergenza idrica di Messina, per incanto è diventata stabilissima e sicura. L’acqua, nei rubinetti dei messinesi, inizierà a scorrere nella notte: è bastato un incazzatissimo «cinguettio» del premier Matteo Renzi, che da solo è servito a mettere in moto tutta la macchina. E a pieno regime.

Da sabato senz’acqua, Messina potrebbe quindi svegliarsi a distanza di una settimana fuori dall’emergenza. Un’emergenza nata sabato con una frana che ha travolto Calatabiano, cittadina a 50 km da Messina sul versante della quale è interrata la condotta dell’acquedotto di Fiumefreddo che rifornisce Messina. Frana che lunedì, giorno del primo intervento, pareva innocua e che invece mercoledì, giorno in cui l’acqua sarebbe dovuta tornare nelle condotte, era diventata potenzialmente disastrosa. E invece, dopo due giorni di psicodrammi, venerdì si scopre che tutto è a posto e l’emergenza può rientrare. L’Amam, partecipata del comune di Messina che si occupa di approvvigionamento idrico, ha messo la quarta e terminato i lavori di riparazione della condotta, che solo ventiquattrore prima subivano stop e rallentamenti a causa delle precarie condizioni del terreno, da sempre a forte rischio idrogeologico. La notizia è stata accolta con soddisfazione da parte di Renato Accorinti, sindaco di Messina, che è volato a Torino per una riunione dell’Anci, ma non prima, ha affermato, «di aver visto coi miei occhi l’acqua scorrere dai rubinetti».
In realtà, l’acqua ha solo iniziato a riempire le condotte: perché arrivi nei rubinetti è necessaria altra mezza giornata. Maltempo permettendo, perché proprio sulla disastrata cittadina di Calatabiano in cui si trova la condotta riparata e la frana che l’ha spaccata a metà, per le dodici ore tra sabato notte e domenica mattina è prevista un’allerta meteo rossa, della massima intensità.

In mezzo, uno sconto istituzionale senza precedenti. Il prefetto Stefano Trotta, giovedi sera, esautora il sindaco Renato Accorinti, col quale le ruggini sono ormai conclamate, dalla gestione dell’emergenza. Motivo? L’amministrazione comunale, spiega in un comunicato, non ha messo in atto le misure di azione decise sei ore prima in un tavolo tecnico. Quali? Autobotti e punti di raccolta, e l’aver «snobbato» l’ipotesi nave cisterna. Una versione che il vicesindaco di Messina, Guido Signorino, con cortesia ma con altrettantafermezza, rispedisce al mittente. «Fino ad ora, il commissariamento non ha avuto alcun effetto pratico: le uniche risorse in campo sono, e sono state, solo quelle comunali».

Tutto il contrario di quanto affermato da palazzo del Governo qualche ora prima. La pietra dello scandalo è la nave cisterna, privata, cher è salpata da Gioia Tauro giovedi sera e dopo ventiquattrore è arrivata, carica di cinque milioni di litri d’acqua, al porto di Messina. Nave che, secondo il comunicato del prefetto, dal comune si è tergiversato troppo nel chiamare. «Come comunicato alla stampa anche dalla viceprefetto Maria Cerniglia, si era ritenuto attendere l’evoluzione dei lavori sulle condotte per decidere l’ordinazione delle navi cisterna», risponde per le rime palazzo Zanca.
Cosa resta di una delirante settimana in cui tutti i protocolli sono saltati? Le macerie. Tipo quella dei rapporti tra il sindaco Renato Accorinti e il prefetto Stefano Trotta, che sconfinano ormai in guerra aperta.