«Il confinamento – o lockdown – in Messico è un’idea la cui vita finisce con le parole. È idea che rimane sulla carta e negli ordini dell’autorità» ,sostiene Arnoldo Kraus, medico e docente alla facoltà di Medica dell’Unam.

«In un paese in cui una persona su due è povera o molto povera, chiudersi in casa è impossibile. La scelta tra la fame o l’essere vittima di Covid-19 è semplice: la fame e le sue conseguenze sono vissute e sentite ogni giorno. Del virus, molti non hanno sentito, molti non credono e alcuni pensano che sia una specie di bufala».

In Messico, così come in quasi tutta l’America Latina, milioni di persone vivono di economia informale. Una forma di sussistenza che non può esistere senza la vita in strada.

«Inoltre – aggiunge Kraus – se López Obrador viaggia in aereo senza coprire la bocca con la mascherina e dice pubblicamente di non credere ai dati ufficiali, perché mai i suoi seguaci dovrebbe accettare di rinchiudersi in piccole stanze con cinque o sei persone? La fame supera il virus».

Forse così, o anche così, si può spiegare come il Covid-19, nonostante le prime misure di “contenimento” nel paese siano scattate a metà marzo, molto prima che l’ondata epidemiologica colpisse duramente il Messico, stia mietendo vittime.

Con le debite distanze e particolarità, le parole di Kraus ci spiegano un poco una dinamica continentale, dove a esclusione di Cuba e Costarica, la pandemia sta crescendo nonostante in quasi tutti i paesi dalla terra del fuoco fino a Tijuana sono state adottate misure di contenimento, con la sola esclusione del Brasile.

Misure non rispettate non solo per necessità ma anche per sfiducia nella politica. Stando ai dati ufficiali il Messico è il quarto paese dell’area per contagi edil secondo per morti. I dati ufficiali però sono stati squalificati da inchieste che mostrano come ci sia stato un grosso aumento di morti per polmonite atipica fuori stagione e nel nord, nelle città di confine con gli Usa, ci sono video di persone seppellite di notte oltre che di stanze di ospedali piene di corpi.

La pandemia sta mettendo a nudo la fragilità del sistema sanitario e le politiche del presidente López Obrador. Difficile avere un quadro preciso e complessivo di morti e malati, anche perché avere i dati reali dei territori indigeni e rurali è quasi impossibile.

Dal primo giugno il paese sta andando verso una «normalizzazione», le scuole restano chiuse come le attività ricreative. Per gli scienziati si è nel picco dell’epidemia.

Lo choc economico generato dalla pandemia «ha obbligato il progetto della “quarta trasformazione” a rafforzare ulteriormente le misure di austerità – scrive Luis Hernandez Navarro sulla Jornada – I tagli alla spesa pubblica, che incidono su vari settori tra cui l’arte, la cultura e la scienza, hanno allontanato alcuni alleati del presidente durante la campagna elettorale del 2018. E stanno arrivando tempi ancora più difficili».

Nonostante il cambio drastico di scenario e la grande opposizione delle popolazioni locali, Amlo ha scelto di accelerare sui grandi progetti infrastrutturali, come il Tren Maya e il Corridoio dell’Istmo de Tehuantepec. Sul campo 12 milioni di nuovi disoccupati e nessun cambio di strategia presidenziale.

A scuotere il paese è anche la protesta contro le violenze della polizia innescate dall’omicidio di Giovanni López, un muratore di 30 anni, a Guadalajara nel Jalisco. L’omicidio è avvenuto a inizio maggio ma tra l’impunità degli aggressori e sulla scia delle proteste negli Usa, la miccia è esplosa un mese dopo.

Il 5 giugno centinaia di persone, la maggior parte giovani, hanno affrontato la polizia nelle vicinanze del palazzo del governo a Guadalajara. La polizia è stata ripresa mentre gridava «li ammazzeremo». Il giorno dopo lo scontro si è spostato a Città del Messico.

La mobilitazione iniziata davanti all’ambasciata Usa, per denunciare l’omicidio di Floyd, si è poi spostata davanti alla sede di rappresentanza del governo di Jalisco, nel quartiere di Polanco. «Tutti gli uomini in divisa, ora, rappresentano il nemico dei giovani che sono nelle strade. Non li contengono. Li provocano», scrive la giornalista Gloria Nunez Ramirez nella sua rubrica Los de Abajos.