I video dell’Angelo dell’Indipendenza, monumento simbolo di Città del Messico formato da una colonna di 100 metri e una statua d’oro della Vittoria Alata, sbattuto a destra e sinistra come piuma al vento, sono diventati virali nella notte del 7 settembre (il mattino dell’8 in Italia), poco dopo il terremoto di 8,2 gradi Richter che alle 23:49 ha colpito il centro e il sud del paese.

IL SERVIZIO SISMOLOGICO Nazionale ha indicato come epicentro la località di Pijijiapan, tra la spiaggia di Boca del Cielo e la città di Tapachula, frontiera col Guatemala, a una profondità di 58 km. Il sisma, prodotto dallo scontro tra la placca Cocos e quella caraibica, è stato sentito da oltre 50 milioni di messicani per circa un minuto e mezzo, ma la scossa è stata avvertita anche in Guatemala e El Salvador. Le repliche sono state più di sessanta, la maggiore di 6,1 gradi.

Si tratta del fenomeno più forte registrato negli ultimi 100 anni, poco più intenso di quello che la mattina del 19 settembre 1985 fece tremare per due eterni minuti la capitale messicana e quasi la rase al suolo, provocando oltre diecimila vittime. Questa volta però le sirene dell’allerta sismica hanno anticipato di due minuti l’arrivo della scossa e migliaia di persone si sono riversate per le strade.

IL GIORNO PRIMA l’allarme era scattato per sbaglio creando un panico ingiustificato nella megalopoli e scatenando aspre critiche contro il sistema di protezione civile che, però, ha reagito bene al colpo della notte seguente.

Dunque a Città del Messico non sono state registrate vittime, ma negli stati meridionali, vicini all’epicentro, sono morte trentatré persone: otto in Chiapas, due in Tabasco e ventisette in Oaxaca, soprattutto a Juchitán, città della costa pacifica dove il crollo del palazzo del Comune, di una chiesetta, di ospedali, negozi e case ha provocato diciassette morti. Nella stessa zona, nota come Istmo di Tehuantepec, la struttura portante di un hotel di sei piani, l’Ane Centro, della località Matias Romero è collassata provocando «un numero ancora imprecisato di feriti», ha annunciato il governatore Alejandro Murat.

L’ALLERTA TSUNAMI, estesa dal Messico fino all’Ecuador nella notte, è stata ritirata in mattinata, ma la Protezione Civile dello stato di Oaxaca continua a segnalare in queste ore smottamenti, fughe di gas, black-out, crolli e danneggiamenti di edifici pubblici e privati. Negli stati più colpiti quindi il conteggio dei danni e delle vittime è parziale e le scuole sono state chiuse per permettere di mettere in sicurezza le strutture e fare una valutazione dei danni.

Il terremoto del 7 settembre viene ad aggiungersi alle calamità della stagione delle piogge e degli uragani che raggiunge l’apice proprio questo mese: la minaccia degli uragani «Irma» e «José» nei Caraibi e di «Katia», che ha raggiunto la categoria 2 e toccherà terra questo fine settimana a Veracruz, è seria ed imminente, specialmente nelle regioni in cui l’impatto di fattori climatici avversi s’intreccia con endemiche problematiche istituzionali e strutturali come l’inefficienza dei soccorsi, la precarietà delle abitazioni e la povertà della popolazione.