E dopo le polemiche sull’organizzazione, le spese gonfiate, il Var, la Spagna che esonera il ct Lopetegui all’ultimo momento, ora si comincia.

OGGI – Il primo passo dei Mondiali accompagna la nazionale padrone di casa, alle 17 contro l’Arabia Saudita, allo stadio Luzhniki di Mosca.

Nonostante gli sforzi milionari della federazione – e del governo russo – per arrivare alla competizione con una rosa competitiva (Fabio Capello fu ingaggiato anni fa come commissario tecnico per favorire il processo di crescita, poi mai decollato), la Russia, 70esima nel ranking Fifa e nel girone A con Egitto e Uruguay, si presenta senza stelle e con la prospettiva di potersi arrampicare, forse, sino agli ottavi di finale.

DOMANI – E dopo la prima anche per Suarez e Cavani, stelle dell’Uruguay, domani si innestano subito le marce alte, in attesa del primo atto delle favorite Brasile, Argentina e Germania, con Spagna-Portogallo (ore 20, girone B, preceduta da Marocco-Iran alle 17).

I campioni del mondo del 2010 contro i detentori del titolo europeo, poco accreditati per arrivare in fondo al torneo. Ma soprattutto Cristiano Ronaldo – qualora dovesse restare al Real Madrid, con Florentino Perez che dovrebbe garantirgli almeno 45 milioni di euro annui – contro Sergio Ramos, Carvajal e gli altri blancos della squadra del ct Hierro, subentrato in corsa a Lopetegui dopo l’esonero per l’annuncio del suo passaggio al Real Madrid per i prossimi tre anni. Non il massimo del tempismo, ha eccepito la Federcalcio spagnola. Dunque, un derby in casa, con le Furie rosse del divino Iniesta che hanno lasciato a casa una batteria di campioni (tra gli altri, Fabregas e Morata) e che cercheranno di lasciarsi alle spalle il caso Lopetegui per un assalto ai Mondiali.

Dall’altro lato c’è Ronaldo, l’assegno circolare di questa edizione dei Mondiali, assieme a Messi e Neymar, la multinazionale in scarpini che attira sponsor solo battendo le ciglia e che ancora prima di scendere in campo ha già visto un’impennata nei suoi contatti tra Facebook e Instagram.
Come il numero dieci dell’Argentina, l’asso lusitano è all’ultimo giro in una grande competizione internazionale in nazionale, prima di decidere se lasciare davvero il Real Madrid dopo tre Champions League in fila e oltre 500 gol, magari tornando al Manchester United o preferendo i petroldollari degli sceicchi del Paris Saint Germain.

SABATO – E il giorno successivo c’è l’esordio – ore 12, Gruppo C, contro l’Australia, mentre nel girone ci sono anche Perù e Danimarca – della Francia allenata dall’ex tecnico e calciatore della Juventus Deschamps, che ha scaldato i muscoli giorni fa in amichevole battendo 3-1 l’Italia. I Bleus si presentano forse con la selezione più forte dai tempi del successo ai Mondiali, 20 anni fa in casa. Da Pogba, a Griezmann, Dembelè e poi Mbappè, 19 anni, funambolo del Paris Saint Germain, pagato 180 milioni di euro al Monaco e che forse ora, in questo folle mercato dove le quotazioni si impennano manco i calciatori fosse quotati a Wall Street, vale ancora di più.

DOMENICA – Insomma, c’è materiale per scaldarsi, prima che la domenica conceda il proscenio a Leo Messi, all’Albiceleste degli “italiani” Dybala, Higuain e Fazio contro l’Islanda (ore 15), che è alla sua prima assoluta ai Mondiali, come Panama, dopo aver centrato i quarti di finale a Euro 2016.

Sulle spalle dell’argentino c’è il peso del mondo, a 31 anni con l’ombra di Maradona, Pelè, i più grandi di sempre che sono divenuti tali alzando la Coppa del Mondo, assieme agli incubi mai svaniti delle finali perse negli ultimi anni, da quella in Brasile nel 2014 con i tedeschi alla Coppa America persa in due occasioni contro il Cile, assente in Russia.

È l’ultima corsa verso la grandezza per la Pulce, che con il Barcellona ha vinto tutto, più volte. Lui stesso ha ammesso che dopo il torneo potrebbe lasciare la numero 10. Sarebbe un peccato, senza quella Coppa.