Secondo le informazioni della sicurezza libica, 150 persone (soprattutto soldati) sarebbero stati catturati dall’Isis all’interno dei territori dove si troverebbero diversi pozzi petroliferi. Una fonte della sicurezza citata dai media libici affermerebbe che i 150 sono detenuti nella prigione di Nawfaliya. Il Califfato avrebbe annunciato la loro prossima «esecuzione».

Nel frattempo dalla Libia arriva un messaggio all’Italia. Con gli accordi di Shkirat, in Marocco, la Libia «si è venduta agli stranieri» e l’Italia ha occupato il Paese e Tripoli: «Ve ne pentirete». Si tratta di un passaggio del messaggio audio che sarebbe stato diffuso da Abu Yusuf al Anabi, uno dei leader dell’Aqmi, il ramo nordafricano di al Qaeda, e diffuso ieri dall’agenzia mauritana «al-Akhbar», che afferma di aver ricevuto copia del messaggio.

Al termine del messaggio Anabi lancia una vera e propria minaccia «ai nuovi invasori, i nipoti di Rodolfo Graziani».

Da notare come quest’ultimo, dalle agenzie che hanno riportato la notizia e dai quotidiani on line che hanno ripreso il messaggio, venga definito come «il generale che ricoprì diversi incarichi di comando in epoca fascista e durante le guerre coloniali italiane», tralasciando il ruolo di conquistatore di (parte) dell’Etiopia, ad esempio, facendo uso di «armi chimiche come l’iprite (che causa orrende piaghe su tutta la pelle), il fosgene (che blocca le vie respiratorie) e le arsine (che distruggono i globuli rossi)», come ha ricordato sul proprio sito «Giap» il collettivo di scrittori Wu Ming che da tempo prova a ricordare quanto realmente accaduto durante il periodo coloniale italiano, al di là delle rimozioni storiche nel nostro paese.

Il messaggio del rappresentante di al Qaeda si chiude con un avvertimento: «Vi morderete le mani pentendovi di essere entrati nella terra di Omar al-Mukhtar». Anabi rappresenta una forza fascista e pericolosa per la zona, ma ricorda anche un periodo storico che dalle nostre parti è infiocchettato da una visione storica parziale.