Lo scontro tra i governi sulle politiche economiche contro il coronavirus ha bloccato l’Eurogruppo ieri sera. Il presidente Mario Centeno ha detto che esiste un sentire comune sull’uso del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes, Fondo salva Stati), limitato all’emergenza del Covid 19 . Domani i capi di stato si riuniranno in videoconferenza senza avere raggiunto un accordo. Un segnale pesantissimo giunto al termine di una giornata dove Piazza Affari è rimbalzata (+8,93%) e Wall Street ha scalato un +8,7% in attesa del via libera del Congresso Usa al maxi piano da 2mila miliardi di dollari. La vita delle popolazioni europee resta sospesa al virus e allo scontro per l’egemonia tra gli Stati. E’ la conferma che, oltre alla presunta “guerra economica” dichiarata dai governi contro un virus, esiste una “guerra politica” sulla linea politico-economica da seguire ora nell’emergenza e sulle conseguenze che si daranno dopo.

L’OGGETTO dello scontro a livello europeo è sugli strumenti da adottare contro la crisi: da un lato c’è il Mes e il finanziamento dei “Coronabond”, oltre all’intervento della Banca Centrale Europea; dall’altro lato, politiche fiscali nazionali, mentre la Bce compra titoli di stato con gli oltre mille miliardi stanziati per il 2020. Da un lato, c’è un fronte “Sud” rappresentato da Italia, Francia, Spagna o Portogallo; dall’altro un fronte “Nord” capitanato dall’Olanda, mentre la Germania resta nella posizione dello Stato riluttante che pratica una fiscalità espansiva entro i propri confini, ma non permette lo sviluppo di una politica economica strutturata e l’adozione di un quadro normativo diverso per l’ectoplasma europeo.

LA STORIA può essere raccontata con le parole del ministro dell’economia Roberto Gualtieri in una videoconferenza con le commissioni bilancio di Camera e Senato. Tre ore prima di raggiungere in video i suoi colleghi europei Gualtieri ha parlato di una via “pragmatica” scelta per affrontare un conflitto politico che può trasformare una pandemia in un massacro sociale. A chi, come Stefano Fassina (LeU), teme che la scelta del Salva Stati imporrà all’Italia piani di rientro socialmente insostenibili, Gualtieri ha ricordato che la proposta ha eliminato le “condizionalità” previste dal Mes. E a chi, come la Lega, proporrà una legge per eliminare il pareggio di bilancio dall’articolo 81 della Costituzione ha risposto: “Chiedo a tutti una moratoria alle proprie radicatissime convinzioni, ma «la risposta alla richiesta di aiuto immediato sia fare la riforma della Costituzione». Sono «temi importantissimi ma mal si conciliano con risposte immediate che dobbiamo dare. Adesso in modo molto pragmatico».

LA PROPOSTA, appoggiata dal commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni, si basa sulla capacità della Banca Centrale Europea di espandere ulteriormente gli acquisti di titoli. L’idea è finanziare le risorse necessarie attraverso «l’emissione di eurobond [“Coronabond”, ndr.] da parte del Mes, senza alcuna condizionalità, diversamente da quanto previsto. Gualtieri ha detto di affidarsi più alla Bce, che al Mes, e ha parlato di una “strategia dei due tempi”. Convincere il “fronte Nord” sulla modifica in corsa del contrastatissimo Salva Stati sarebbe un punto politico a favore di una gestione sovranazionale della crisi. Questa linea “pragmatica” potrebbe tuttavia rivelarsi macchinosa. Se anche fosse adottata, non darebbe vita necessariamente allo sviluppo auspicato da molti in Italia, e non solo. Farebbe avanzare le linee in un conflitto dove le posizioni restano trincerate. È il rischio dei due tempi. Di solito, al primo non segue mai il secondo.

L’IMPASSE di ieri all’Eurogruppo è il prodotto di un riflesso strutturato da una crisi diversa, quella del 2008-2011 dei “debiti sovrani”. Il fronte “Sud” non vuole essere stigmatizzato dal moralismo dei nordici che li accusano di essere “cicale”, quello del Nord pensa di avere a che fare con opportunisti che usano l’emergenza per fare pagare i conti alle loro casse. È un altro capitolo in una “guerra economica” che può annientare l’opzione della mutualizzazione dei debiti, l’istituzione di un bilancio e una politica fiscale europea. E un cambiamento del ruolo della Bce che dovrebbe finanziare direttamente le politiche fiscali, come ha fatto la Federal Reserve negli Stati Uniti che dopo otto interventi sui tassi e sulla liquidità l’altro ieri ha stabilito di inondare i mercati con una quantità infinita di denaro a tempo indeterminato.

QUESTA EVENTUALITÀ potrebbe essere scelta anche dalla Bce, ma con effetti molto diversi. Non sta infatti all’Eurotower di Francoforte monetizzare il deficit europeo, anche in questa condizione drammatica dove tutto può andare in pezzi. Se adottata, questa modifica strutturale del suo mandato non inciderebbe inoltre sui parametri della finanza pubblica dei singoli paesi, il famigerato “patto di stabilità” ora “sospeso”. Sarebbe l’uovo di colombo, ma è proprio su questo che non si vuole, o si può, negoziare . Oggi, né, forse, mai.