Il Movimento 5 Stelle, o almeno la gran parte di esso, si prepara ad ammorbidire la sua posizione sul Mes. Lo scenario è in evoluzione ma mai come questa volta la principale forza della maggioranza pare disposta a venire a più miti consigli rispetto ai propositi barricaderi delle scorse settimane. Intervistato dalla Stampa, Luigi Di Maio ha sostenuto che sul negoziato si deve assumere un atteggiamento «pragmatico».

Dal suo staff nella giornata di ieri sono arrivate smentite rispetto al fatto che il ministro degli esteri avrebbe concesso che proprio sulle condizioni cui è vincolato il fondo salva-stati si possa «trattare». Ma sembrano davvero sfumature lessicali, visto che i fatti parlano chiaro e indicano tutt’altro orientamento. Non bisogna dimenticare che l’ordine del giorno contro il Mes presentato due giorni fa da Giorgia Meloni alla camera allo scopo di stanare i grillini in dissenso e spaccare il M5S ha ottenuto l’effetto contrario. Avevano votato a favore sette deputati (subito richiamati all’ordine dal reggente Vito Crimi) e in compenso sono scattate le manovre di emergenza ai vertici.

Beppe Grillo già dal giorno del Consiglio europeo aveva consegnato alle tensioni interne un vistoso tweet di appoggio a Giuseppe Conte e persino alla causa dell’Ue. Un messaggio inviato direttamente ad Alessandro Di Battista e a Ignazio Corrao, il capofila dei ribelli tra gli eletti grillini a Bruxelles. Di fronte all’attivismo dei due, Grillo evita allusioni e giri di parole: «Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. ’Giuseppi’ sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così!».

Il tweet congela il dissenso e soprattutto fa il paio col rinvio della convocazione degli Stati generali del M5S e della data di elezione del nuovo «capo politico», procrastinando l’appuntamento che tutti i critici della linea moderata invocano e attendono fin da quando Di Maio si è dimesso.

Quel «qualcosa di nuovo» di cui parla Grillo si verifica anche dentro al M5S, visto che la linea attuale ridimensiona anche Davide Casaleggio e la centralità della piattaforma Rousseau, che secondo alcuni doveva essere utilizzata per ratificare gli accordi europei di Conte.

Per rendersi conto del clima, bisogna osservare le parole con le quali il vicepresidente del parlamento europeo e propugnatore dell’appoggio alla commissione von der Leyen Fabio Massimo Castaldo ieri ha potuto elogiare il saluto del presidente della repubblica Sergio Mattarella all’Altare della patria: «Grazie presidente per questo gesto semplice, umile e rispettoso – esclama Castaldo –

È stato straordinariamente solenne». «In una giornata simbolica, l’unità di un paese», ha scritto invece Luigi Di Maio ringraziando Mattarella. Messaggi dai toni istituzionali, lontani anni luce dal «ritorno alle origini» che Alessandro Di Battista e Corrao auspicano per rivitalizzare il Movimento 5 Stelle.

Tutto torna nei ranghi, dunque? Non esattamente. Per non perdere le vecchi abitudini, nei giorni scorsi oltre a qualche espulsione si sono registrate anche due defezioni. Hanno traslocato al gruppo misto i deputati Fabiola Bologna e Antonio Zennaro. «Il cambiamento si è fermato per qualche cerchio magico di troppo e l’arroganza di qualche membro del governo», spiega Zennaro. Che però assicura che continuerà a sostenere ancora il governo Conte.