È stato solo un’ora dopo l’attentato a piazza Sultanahmet, quando ancora sfrecciavano le ambulanze davanti alla Moschea Blu, che in Germania è iniziata a circolare la notizia di una bomba scoppiata in mezzo a un gruppo di turisti tedeschi. È stato il sito del quotidiano Bild a pubblicare l’indiscrezione, riprendendola da un quotidiano online turco. Erano le 11 e mezzo di ieri mattina e la stampa turca non era stata ancora silenziata sull’argomento, come poi è stato, per un provvedimento del tribunale di Istanbul su richiesta del governo.

Alle due del pomeriggio Angela Merkel a Berlino, comparendo in conferenza stampa con il primo ministro algerino, confermava di aspettare «con grande ansia» informazioni su vittime e feriti tedeschi. La telefonata del premier turco Ahmed Davutoglu è arrivata di lì a poco, insieme alla garanzia di fornire al governo tedesco tutte le informazioni sulle indagini, pur mantenendo il più stretto riserbo sulle stesse in patria. A quel punto – siamo alle tre e mezzo del pomeriggio – l’agenzia tedesca Dpa rivela che nove delle dieci vittime sono di nazionalità tedesca. Mentre ancora da fonti di Istanbul trapela il nome dell’attentatore, identificato come Nabil Fadli, 28enne saudita appena arrivato dalla Siria, militante dell’Isis non monitorato dai Servizi di Ankara.

A sera Merkel torna a prendere la parola sull’attentato, questa volta in tv. Dice che «c’è la triste certezza che almeno otto delle vittime» siano tedesche e esprime la sua solidarietà alle famiglie.

I media fanno sapere che anche nove dei 15 feriti sono tedeschi, tra i quali uno in gravi condizioni. Il ministro degli Esteri Frank Walter Steinmeier (Spd) interviene per una dichiarazione più politica: «Non ci faremo intimorire», e aggiunge «vogliamo i colpevoli».

Il presidente della Repubblica Joachim Gauck si dice «scioccato» a nome della nazione. Nel frattempo le autorità di Berlino, insieme a quelle danesi, prescrivono ai propri connazionali in Turchia di evitare i luoghi affollati. E alcuni tour operator si dicono pronti a rimborsare i turisti che non intendono più partire per località turche.

Ciò che i media della Germania accennano solo, per il momento, è un tentativo di spiegazione sul perché sia stato scelto quel bersaglio dall’attentatore suicida: un nutrito gruppo di turisti tedeschi, 33 persone organizzate dal tour operator di Berlino «Gioa di Vivere». Uno dei superstiti di questo stesso gruppo ha chiarito al canale Haberturk di aver visto il terrorista proprio pochi secondi prima dell’esplosione mescolato proprio tra di loro, fermi davanti all’obelisco di Teodosio.

Il sito dello Spiegel prova a spiegare la scelta del target con i bombardamenti dell’aviazione tedesca in Siria iniziati da due settimane dalla base Nato di Incirlik.