Angela Merkel, ora in Sudamerica, sente vicino il voto tedesco e al contrario di Theresa May sembra conoscere bene come portare a casa le vittorie. E così, mentre la sua omologa britannica naviga in pessime acque dopo una vittoria risicata e la necessaria alleanza con gli unionisti irlandesi, non proprio una forza politica tra le più presentabili, Merkel prova ad approfittarne: «Dal punto di vista del governo federale e come membro dell’Unione europea, siamo pronti per la Brexit», ha detto nel corso di una visita in Messico. Nessun ostacolo, quindi, anzi: secondo Merkel «Siamo pronti per affrontare i negoziati e mi hanno detto che rispetteranno il calendario».

Nel frattempo per Theresa May sono giorni complicati, perché la sua testa è considerata traballante anche da molti sodali. E qualcuno ha già cominciato a pagare: due fidatissimi collaboratori della May, considerati gli artefici delle scelte scellerate della campagna elettorale, si sono fatti da parte. Si tratta di Nick Timothy e Fiona Hill: si sono dimessi esprimendo grande delusione per l’esito del voto, ma i rumors ritengono che sia stata proprio May a spingerli a fare un passo indietro.

La premier intanto è alle prese con i colloqui con il partito nordirlandese di estrema destra Dup, con cui spera di far sì che il futuro governo funzioni. Una «stampella» che fa storcere il naso anche a molti tories e sicuramente a tante persone: ieri in centinaia hanno manifestato a Londra contro quest’alleanza.

Dall’altro lato c’è Corbyn, vero e proprio vincitore morale di queste elezioni: ieri per il leader laburista sono arrivati i complimenti del suo omologo americano, Bernie Sanders. «Ovunque, ha scritto Sanders, le persone si ribellano di fronte alle diseguaglianze».