Due recenti istantanee hanno contribuito a rilanciare in Germania il dibattito su quale posizione assumere verso la Russia, davanti al sempre più precario scenario ucraino. La prima è quella che ha visto l’ex cancelliere Schroeder e il presidente russo Putin abbracciarsi calorosamente a San Pietroburgo dove Schroeder, capo del consiglio di sorveglianza di Nord Stream, il gasdotto russo-tedesco che corre lungo il fondale baltico, ha festeggiato qualche giorno fa i suoi 70 anni.

L’altra immagine è quella del vertice tra Merkel e Obama alla Casa Bianca. La cancelliera non andava oltre oceano da tre anni, e in mezzo c’è stato il pasticcio delle intercettazioni americane nei confronti degli alleati europei. Una faccenda che ha sensibilmente inciso sulle relazioni transatlantiche e tedesco-statunitensi. L’abbraccio tra Schroeder e Putin è stato definito politicamente inopportuno, visti i tempi che corrono a est di Kiev, da una larga fetta dell’establishment mediatico tedesco. Ma parallelamente ha anche ricordato i legami solidi tra Berlino e Mosca, cementati dagli affari e di respiro indubbiamente maggiore rispetto alla sola chimica, senza ombra di dubbio molto buona, tra Schroeder e Putin. Quanto all’incontro tra Merkel e Obama, diversi osservatori hanno suggerito che l’urgenza della situazione ucraina ha posto il caso Snowden in secondo piano e portato i due paesi a seguire una traiettoria comune.

Angela Merkel, che finora era stata piuttosto guardinga sulla Russia, evitando di forzare sulle sanzioni, starebbe pensando di spostare l’asse tedesco, dunque di conseguenza quello europeo, su una linea più perentoria. Le future mosse della cancelliera dipendono da diverse variabili. Si dovrà valutare quello che accadrà nei prossimi giorni nell’ex repubblica sovietica. L’11 maggio, sulla carta, a Donetsk c’è un referendum sull’indipendenza sulla falsa riga di quello della Crimea. Il 25, sulla carta, vista la situazione indecifrabile, ci sono le presidenziali.
Ma Angela Merkel dovrà anche annusare l’aria che tira in Germania.

Capire se l’opinione pubblica è disposta a vidimare le sanzioni e se al Bundestag può crearsi consenso in proposito. Sul primo punto i sondaggi dicono che i tedeschi stanno assumendo, rispetto alle scorse settimane, un orientamento meno morbido. Le ultime rilevazioni indicano che il 50% dei cittadini sosterrebbe le sanzioni. Quanto al discorso parlamentare, una traccia da seguire è la postura di Wolfgang Schauble, il potente ministro delle finanze. Der Spiegel lo ha ribattezzato «l’altro cancelliere». È l’uomo che ha suggerito alla Merkel, che lo rispetta e lo ascolta, la linea da tenere sulla crisi dell’eurozona. Potrebbe, adesso, sollecitare un approccio più severo verso il Cremlino. Schauble, su Putin, ha espresso posizioni molto critiche.

A inizio aprile è arrivato a tracciare un parallelo tra l’annessione della Crimea da parte della Russia e quella dei Sudeti, operata da Hitler. In entrambi i casi, ha esplicitato il ministro, la giustificazione all’espansione territoriale è stata etnica: la difesa dei tedeschi e dei russi residenti oltre i confini ufficiali delle rispettive patrie.
Qualche giorno dopo Schauble ha riferito alla Bbc, in un’intervista, che l’Europa vuole cooperare con la Russia, ma non può tollerare che Mosca ridisegni i confini dell’Ucraina. Se il Cremlino si spingesse ancora oltre – così Schauble – Bruxelles sarebbe costretta a prendere sanzioni dure, anche a costo di rimetterci. È quindi possibile che Schauble e la Merkel innalzino toni e misure. Dovranno vedersela con la Spd, l’alleato di governo, divisi al loro interno. Una parte non disegna la durezza con Mosca. Un’altra temporeggia.

I sondaggi dicono che la Merkel ha un tasso di popolarità enormemente più alto del capo della Spd, Sigmar Gabriel. Però in un governo di larghe intese i conti si fanno sempre in due.